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domenica 23 gennaio 2011

Tutti Dentro


Tutti dentro”, potrebbe essere questa la sintesi del discoso del grande ritorno di Veltroni al Lingotto.
Da quello stesso palco, nel 2007, partì per Walter la lunga cavalcata che, 110 comizi e 20mila chilometri dopo, portò a Palazzo Chigi…Silvio Berlusconi.

Diciamocelo: dell’idea di partito lanciata tre anni e mezzo fa non è rimasto granché. Da Veltroni a Bersani, passando per “Dario dei SogniFranceschini l’evoluzione è andata da tutt’altra parte e l’ha fatto procedendo per ampi tratti nel più classico degli zig zag.
Dipietrista i giorni pari, vendoliano i giorni dispari, il PD oggi è il partito dell’equidistanza (o, come disse un tempo D’Alema, dell’equivicinanza), il partito che non sceglie, che è passato dal “Ma Anche” al “Poi Decido”.
Doveva essere il partito a vocazione maggioritaria che scommetteva su se stesso e vinceva correndo da solo, oggi è una forza politica che punta più sui consensi altrui che sui voti propri e non disdegna nemmeno l’idea di un’alleanza con Fini, che fino all’altroieri era un fascista la cui stessa presenza sulla scena politica metteva in imbarazzo l’Italia nel mondo.

Veltroni al Lingotto ci ha regalato sprazzi del suo repertorio classico più applaudito, invitando il PD ad affrancarsi “dall'illusione frontista, dalla coazione a ripetere la fatica di Sisifo di costruire schieramenti eterogenei, accomunati solo dall'essere ''contro'' l' avversario, ma incapaci di reggere la prova del governo”.
Ma il repertorio va onorato tutto, e così, nel corso dello stesso discorso, Walter si è anche prodotto in una delle più acrobatiche dimostrazioni del suo proverbiale “ma-anchismo” aggiungendoServe un nuovo governo con tutte le forze politiche. Penso che, in questa delicata fase della vita parlamentare, le forze di opposizione dovrebbero trovare più stabili forme di coordinamento e di consultazione”.
E, in caso di elezioniNon si ripeta mai più il tragico errore del '94 quando le divisioni nel campo democratico spianarono la strada all'avventura berlusconiana”.

In sintesi:
-Basta con le alleanze di governo eterogenee fatte solo contro Berlusconi.
Ma anche….
-Tutte le forze contrarie a Berlusconi devono unire le forze per formare un governo e presentarsi unite ad eventuali elezioni.

Non c’è che dire, due anni di assenza dalla scena che conta non gli hanno tolto nemmeno un grammo dell’antico smalto.
La risposta da accendere quindi è un bel governissimo, con Casini, Rutelli, ma anche con Fini e perché no? pure con Bossi perché "vogliamo il federalismo".
Insomma: Tutti dentro.
E Berlusconi? Bisogna essere giusti: dentro anche lui. Ma non serve che se ne parli al Lingotto, di questo si occupano a Milano, alla procura della Repubblica ci lavorano giorno e notte.

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