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mercoledì 19 gennaio 2011

Dimissione Impossibile



Se fossi il presidente del Consiglio valuterei con molta serenità l'ipotesi di fare un passo indietro”. Parola di Pierferdinando Casini. Gli scossoni del caso Ruby fanno rimettere l’orologio della politica indietro di un mese e mezzo. Siamo tornati al “passo indietro”.
Naturalmente le motivazioni sono le più nobili immaginabili “far si' che la politica torni ad occuparsi dei problemi degli italiani e non solo di quelli di Berlusconi”.
E’ un ritornello che è stato sulla bocca di molti in questi 15 anni, anche di chi, come Casini in passato, si è detto convinto che contro il premier fosse in atto una lotta politica da parte di certi settori della magistratura.

In sintesi: anche se è vero che c’è accanimento politico da parte di certa magistratura, Berlusconi deve lasciare, se non vogliamo che a farne le spese sia il paese. Così torneremo a parlare di politica e di quello che serve all'Italia, e finirà questa guerriglia ad oltranza.

Non so quanti riescano a vedere la pericolosità che si nasconde dietro ad un ragionamento del genere. Ammettere che un premier eletto in libere elezioni debba farsi da parte non perché è stato ritenuto colpevole, e quindi condannato, in un regolare processo, ma semplicemente perché la magistratura non lo lascerà mai in pace e continuerà a fargli piovere addosso un’inchiesta al mese, vuol dire rassegnarsi ad uno scenario in cui la politica abdica al suo ruolo e si consegna mani e piedi alla tutela della magistratura.
Uno scenario in cui  lo stato di diritto diventa un concetto a geometria variabile, in cui la democrazia diventa un valore secondario, superabile, a cui si può rinunciare pur di garantire al paese la “pace giudiziaria”.

Un’idea tanto discutibile nel principio quanto  illusoria nella sostanza. Chi la propone dimentica che la guerra tra politica e magistratura in Italia non nasce con Berlusconi, anzi, la stagione berlusconiana ne è in qualche modo un prodotto, una conseguenza, o meglio, una reazione.
La prima epopea delle manette, promossa dalla procura di Milano a guida Gerardo D’Ambrosio (che oggi fa il politico), che decapitò un’intera classe dirigente e sembrò aver spianato la strada dei “Progressisti” verso Palazzo Chigi, risale all’inizio degli anni ’90, quando Berlusconi si occupava ancora dei palinsesti delle sue TV.
E non è nemmeno vero che la mannaia giudiziaria in questi 20 anni si sia mossa sempre e solo a senso unico. Il governo Prodi (che nessuno rimpiange) vide accelerata la sua agonia, iniziata il giorno stesso della sua nascita, da un’entrata a gamba tesa del PM De Magistris (anche lui passato a fare il politico, ma tu guarda le coincidenze…) armata da un’accusa all’allora guardasigilli Mastella che ad oggi risulta dispersa tra le nebbie.

Oggi i Bersani, i Franceschini, i Casiniintonano il refrain delle dimissioni per liberarsi dell’ingombro politico di Berlusconi, senza rendersi conto che, avallando la messa sotto tutela della politica, armano ulteriormente una macchina che domani potrà esigere altre teste, nessuno sa quali, forse anche le loro. E per farlo avrà bisogno solo di qualche intercettazione di terzi e un po’ di titoli di giornale, anche in assenza di prove di reato. Qualcuno pensa davvero che per il paese sia un affare?

La conoscete la storia del topolino con le corna? La raccontò un noto magistrato milanese per spiegare il perché delle tante attenzioni riservate della giustizia a Berlusconi e fa più o meno così:  Tra tanti topolini a caccia di formaggio ce n'è uno che, per farsi bello ed elevarsi al di sopra degli altri, si mette delle corna dorate. Quando arriva il gatto i topolini scappano a nascondersi, ma il topolino vanitoso, a causa delle corna, non riesce più ad entrare nella tana, e il gatto se lo mangia.

Che tradotto vuol dire: Tutti i topolini rubano qualche pezzetto di formaggio, se resti uno dei tanti ti puoi salvare, ma se pensi di poterti distinguere dal gruppo aspettati dei brutti quarti d’ora, te la sei cercata.

Chi si dice democratico e liberale, e non è reso miope dalle convenienze di bottega del momento, pur mettendosi le mani sui capelli per le leggerezze e le ingenuità del premier, non può accettare una logica del genere e non può nemmeno illudersi che il problema dell’ingerenza politica della magistratura, che non nasce con Berlusconi, possa morire con lui.
Ci sarà sempre qualcuno con le corna dorate e i primi ad averlo presente dovrebbero essere proprio i “topolini” che aspettano giorno e notte che quelle corna cadano a chi oggi le porta, per potersele mettere in testa. 

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