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giovedì 27 gennaio 2011

Road to Nomination: 8 - Jim DeMint



Continua la Road to Nomination di questo blog. Grazie ai minispecial di Fox News andiamo a conoscere meglio 12 potenziali candidati alla nomination repubblicana per l'elezione presidenziale del 2012. Oggi facciamo la conoscenza di Jim DeMint.


Due anni fa Jim DeMint, senatore del South Carolina, non sarebbe stato incluso tra i papabili per la presidenza, ma molte cose sono cambiate da allora.
DeMint veniva chiamato con il soprannome “senatore Tea Party” prima che il Tea Party stesso diventasse un fenomeno di massa e prima ancora che Obama arrivasse alla Casa Bianca. E proprio questa sua caratterizzazione ne fa oggi un potenziale sfidante per la nomination repubblicana.

Sono fiero di essere chiamato senatore Tea Party, perché sento di dare voce a persone che sono molto frustrate di essere così poco ascoltate a Washington”.

DeMint è stato eletto deputato nel 1998 e ha poi conquistato un seggio al senato nel 2004 guadagnandosi in fretta la nomea di “pork buster” (per “pork” si intendono quei programmi governativi destinati a finanziare precisi settori dell’economia o della società). Nel 2008 DeMint ha votato contro il controverso programma di aiuti economici del Presidente Bush, meglio noto come  TARP,  che poi si è trasformato nel gigantesco piano di salvataggio delle banche che tutti conosciamo. Un voto che, secondo alcuni, è stato il momento di concepimento del Tea Party.

Mesi dopo DeMint ha guidato la crociata contro il programma di stimoli da quasi un miliardo di dollari varato dall’amministrazione Obama, una battaglia fallita, ma che ha lasciato DeMint ancora più determinato.

Qualcuno lo trova troppo ruvido e poco incline a collaborare con gli altri. DeMint ci ride su:
Il cambiamento ha bisogno di prese di posizione forti. Il potere è così radicato, così costruito sulla distribuzione del denaro pubblico. Come il cibo lanciato agli animali allo zoo, è così che la vedo io e il mio impegno è cambiare le cose”.

Alle scorse elezioni di mid term DeMint ha finanziato e sostenuto con forza alcuni candidati conservatori che hanno sfidato l’establishment del GOP. Qualcuno di loro hanno vinto, come Marco Rubio in Florida e Rand Paul in Kentucky, altri sono stati sconfitti come Ken Buck in Colorado, Sharron Angle in Nevada e Christine O’Donnel nel Delaware. Aver appoggiato in modo così deciso i candidati del Tea Party ha reso DeMint meno popolare tra alcuni dei suoi colleghi repubblicani. La cosa non sembra turbarlo più di tanto.

L’amicizia è una cosa molto importante per me, ma non è quello su cui ho giurato, ho giurato sulla Costituzione e c’è un motivo se lo facciamo, perché se non ci credi non puoi fare il bene del paese”.

I Repubblicani a questo punto hanno ricevuto il messaggio?
Penso di si, con poche eccezioni”.
Alcuni repubblicani come Mitch Daniels hanno suggerito una tregua sui temi sociali per concentrarsi sull’uscita dalla crisi economica.
Secondo me non puoi essere un conservatore sulle tasse e non esserlo sui temi sociali, sui valori. Una gran parte della spesa dello stato serve a rimediare a disfunzioni della società perché la nostra cultura è in difficoltà, la famiglia sta crollando”.

Tema dominante in politica estera.
Ci sono preoccupazioni in tutto il mondo, ma la nostra priorità deve essere la protezione del popolo americano nel nostro territorio. Difesa missilistica e modernità dell’apparato militare sono la chiave. Dobbiamo avere dei buoni sistemi di difesa contro attacchi missilistici e altre forme moderne di attacchi”.

Qualcuno ha suggerito che, se repubblicani come DeMint fossero stati meno testardi nel sostenere alcuni candidati del Tea Party che poi hanno perso, il GOP avrebbe potuto ottenere risultati ancora migliori nel 2010, ma ci sono pochi dubbi sul fatto che il Tea Party abbia dato un’enorme spinta alla campagna del partito e, se l’onda continuer, DeMint sarà in buona posizione per cavalcarla nel 2012.

Probabilmente all’inizio del 2010 DeMint non pensava di correre per la presidenza, ma se guardi come è decollato il Tea Party in America, non puoi che pensare che si sentirebbe un pazzo a non provarci” commenta David Yepsen.

So esattamente quello che c’è da fare e penso di avere le qualità per farlo, ma al prossimo Presidente toccherà un lavoro doloroso, dovrà combattere contro la burocrazia, tagliare la spesa,  alleggerire lo stato, prendere decisioni impopolari. Spero che non tocchi a me, che ci sia qualcun altro ad alzarsi e a dire la verità”.

My Two Cents for free: E’ uno dei fautori della ripresa di coscienza del GOP sui temi economici: contenimento della spesa, lotta alle tasse e guerra ai pork. Funziona benissimo con l’anima “dura e pura” dei repubblicani, ma i risultati del mid term hanno dimostrato che laddove si vince al centro questo approccio rischia di non pagare. Non lo vedo inoltre misurarsi con la retorica obamiana sul vasto range di temi su cui si gioca un’elezione presidenziale. Parlando di nomination però non va sottovalutato perché i suoi sostenitori hanno una notevole capacità di mobilitazione e questo può pesare ai nastri di partenza delle primarie, in Iowa e New Hampshire.

Next Stop: L'ufficio di un editore o uno studio televisivo dove si parli fuori dai denti, come piace fare all'ex Speaker della Camera Newt Gingrich.

Fermate precedenti:
1 - Mitch Daniels
2 - Haley Barbour
3 - Mitt Romney
4 - Sarah Palin
5 - Mike Pence
6 - Mike Huckabee
7 - Tim Pawlenty

2 commenti:

  1. forse sbaglio a meravigliarmi, ma non vedo fra i 12 della road to nomination due prestigiosi nomi come Paul Ryan, che ha fatto efficacemente la replica a Obama sullo Stato dell'Unione , e soprattutto Marco Rubio, - comunque complimenti per il blog che io, certamente insieme a tanti altri, seguo con passione e interesse -ro-

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  2. Grazie Ro! mi auguro di rivederti spesso da queste parti.

    Una precisazione: i nomi della lista sono quelli scelti da fox news, i cui minivideo sono il cuore della road to nomination del blog.

    Come ho scritto in risposta ad un commento del post su Tim Pawlenty è probabile che ci sarà qualche fermata extra e certamente Marco Rubio è un capitolo da approfondire (anche perché la Florida è uno stato chiave e lui lì i numeri li ha). In questa fase lo vedrei più per la vicepresidenza, in un ticket con un candidato moderato, in modo da attrarre entrambe le anime del partito.

    Per quanto riguarda Paul Ryan: ha già detto che non intende correre per la presidenza. Ma è vero che in queste settimane è in forte ascesa e il ruolo che gli è stato affidato nella replica ad Obama lo testimonia, quindi non si sa mai, di stoffa ne ha più di tanti altri "papabili".
    Non ci dimentichiamo però che Ryan ha il problema di essere un deputato, cosa che non aiuta alle presidenziali. Senatori e soprattutto governatori hanno di norma un profilo nazionale più marcato e maggiore capacità di raccolta fondi. In prospettiva è certamente una carta da giocare, ma nel 2012 potrebbe essere presto. Non a caso in molti ipotizzano per lui un "upgrade" intermedio al Senato per poi tentare il colpo grosso al prossimo giro (quando oltretutto i figli saranno un po' cresciuti!).

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