ADNKronos Politica


martedì 15 novembre 2011

Visti da Marte


Ah l’Italia, quante sorprese ci riserva. Immersi come siamo nella varia umanità che ci circonda rischiamo di dare per scontate cose che normali non sono e delle quali solo noi italiani, insieme a pochi altri nel mondo, possiamo bearci.
Qualcuno che ci osservasse dallo spazio probabilmente troverebbe di che stupirsi vedendo quello che succede in queste ore nel belpaese.

Finalmente stiamo per avere un governo di professori, di gente che sa quello che fa e fa quello che sa. L’effetto Monti sui mercati per ora non si vede, ma sui giornali il clima è già cambiato: “il nuovo premier veste benissimo e non racconta barzellette”. Una svolta. 
Insomma abbiamo risolto i nostri problemi. Per anni abbiamo sprecato il nostro tempo blaterando di riforme che ammodernassero lo stato, quando in realtà la soluzione ai mali dell'Italia era un semplice, banale, ritorno ad una pseudo Monarchia Costituzionale/Parlamentare, con il capo del governo stabilito a totale discrezione dal Capo dello Stato. Avessimo studiato di più Carlo Alberto ci saremmo arrivati prima.
Ma…agli abitanti della Terra non pare un po’ strano che quelli che oggi collezionano le figurine di Monti e soci siano gli stessi che fino all’altroieri scendevano in piazza per denunciare che l’Italia era un paese senza democrazia? O che nei collegamenti esterni delle trasmissioni “intelligenti” si coprivano il viso per la vergogna perché “quello che succede da noi non potrebbe accadere in nessun altro paese occidentale”?
Qualcuno di recente ha avuto notizie di governi tecnici in Gran Bretagna? In Francia? In Germania? Negli Stati Uniti?....o anche in Spagna?

E agli abitanti della Terra non pare altrettanto strano che chi parla di riportare dignità nelle istituzioni sia stato avvistato (fotografato e ripreso) sabato sera in una piazza romana intento in pubbliche e ripetute esecuzioni del famoso gesto dell’ombrello?

Ma non è più tempo di polemiche, è l’ora delle larghe intese, di responsabilità, di concordia. E Monti è l’uomo giusto perché “non è mai stato coinvolto nella dialettica politica di questi anni”.
Bene, ma, una domanda: abbiamo sospeso anche il parlamentarismo oppure il governo avrà bisogno dei voti dei partiti politici per far diventare leggi i suoi provvedimenti?
Agli abitanti della Terra non pare improbabile che gente che normalmente si prende a ceffoni anche sul fatto che fuori sia giorno o notte riesca a trovare un accordo su temi delicati come le pensioni, la patrimoniale e il mercato del lavoro?
Quante reali possibilità ci sono che una maggioranza così “variegata” riesca a compattarsi su terreni dove  coalizioni ben più omogenee si sono sempre divise autocondannandosi alla paralisi?
Basterà davvero la paura dello spread a fare il miracolo? O potrà di più la paura del 2012? Intesa non come data della predetta fine del mondo, ma come quella di possibili elezioni, che comunque al più tardi si terranno l’anno successivo?
E, agli abitanti della Terra, la richiesta dei partiti di non includere politici nell’esecutivo (con motivazioni che oscillano tra il poco credibile e l’umoristico) non pare già una presa di distanza preventiva da un governo che, da qui al momento di andare alle elezioni, rischia di diventare talmente impopolare da spingere quegli stessi partiti a fare a gara a dire “io non c’entravo”?

Non sarà che all’improvviso ottimismo che da 48 ore riempie le penne degli editorialisti manca qualche diottria? E che magari, a guardare bene, la situazione di roseo ha poco se non  niente?

Si dice che alla notizia dell’incarico a Monti il primo commento di Bersani sia stato “Berlusconi si deve dimettere!”.
Se davvero avremo le larghe intese il PD dovrà assumere qualcuno per riscrivere i testi dei comunicati. E così con il nuovo governo un posto di lavoro l’avremo già guadagnato. Diavolo d’un Monti…

venerdì 11 novembre 2011

Dall'alto dei Monti

E così sta per esserci servita la prelibatezza raffinata del governo tecnico, condita con salsa di larghe intese e una spruzzata di emergenza nazionale. Roba per palati fini.
Non è la prima volta che il Governo Monti spunta come possibile toccasana per le perenni crisi di mezza legislatura della politica italiana, ma stavolta ci siamo, lo scenario è di quelli ideali, i palazzi romani lo hanno fiutato e non molleranno la presa.

Ecco in sintesi quello che sta succedendo:
Un ex senatore a vita (quindi una stimabilissima persona che sedeva in parlamento senza che nessuno lo avesse votato per starci, almeno in quella legislatura), scelto in seguito dai partiti per fare il Presidente della Repubblica, sta per conferire l’incarico di presiedere il governo ad un eminente professore, a sua volta appena entrato nel club dei senatori a vita senza che anima viva l’abbia mai votato, né in questa né in altre legislature.
Il tutto con il plauso pressoché unanime della politica “per bene” e dei giornaloni tutti.
Non male per un paese in cui uno degli sport nazionali degli ultimi 5 anni è stato quello di definire “illegittimo” il parlamento in quanto fatto da nominati e non da eletti.

Mario Monti è un personaggio rispettabile e capace, e se riuscisse a formare questo governo di responsabilità nazionale, o come diavolo lo volete chiamare, potrebbe anche essere il miglior Premier della storia repubblicana (salvo poi trovarsi, come tutti quelli che lo hanno preceduto, a dover scendere a compromessi al ribasso con le forze parlamentari che lo sostengono), ma questo non cambia il fatto che quello che sta avvenendo all’ombra del Colle sarebbe roba da marziani in qualunque paese dove “democrazia” non è solo una parola buona per coniare slogan da manifesto elettorale.

Provate ad andare negli Stati Uniti e a dire ad un cittadino medio scelto a caso che il suo Presidente sta per essere rimpiazzato, non dal suo vice (quindi a sua volta eletto), ma da signore che si, è vero, è sconosciuto ai 9/10 della popolazione del suo paese, però ha le pareti dello studio piene zeppe di attestati di stima incorniciati provenienti da mezzo mondo. Insomma tu magari non l’hai mai sentito nominare, ma guarda che all’estero lo conoscono tutti!
Non importa che quel cittadino medio sia un Repubblicano o un Democratico, vi guarderà come se foste una specie di golpista e, se avrete la fortuna di non essere presi troppo sul serio, vi farà una bella risata in faccia.

Certo gli americani il loro Presidente se lo eleggono, non come noi che abbiamo una Costituzione fatta apposta per lasciare al Capo dello Stato e al parlamento ampi spazi per “correggere” a posteriori i compiti che quegli sprovveduti degli elettori italiani puntualmente sbagliano dentro la cabina elettorale. Ragazzacci, ma quando imparerete a votare le persone giuste? Bisogna proprio insegnarvi tutto.
Ed è proprio quello che sta succedendo in queste ore: lo scenario che pare delinearsi è quello di un governo calato dall’alto, senza nessuna legittimazione popolare, ma con percentuali di adesione bulgare tra gli editorialisti.
E si sa che per chi vive nei palazzi la realtà è quella che si legge sui giornali, quindi va benissimo così: magari il film non lo andrà a vedere nessuno ma per la critica sarà un successo.

In tutto questo fanno sempre più tenerezza quei transfughi del PdL che hanno fatto mancare il loro voto al governo vaneggiando di ipotetici esecutivi di centrodestra, rispettosi del risultato elettorale del 2008 ma allargati ai centristi, e che adesso stanno per incassare il bel risultato di trovarsi in maggioranza con Bersani e Francheschini e l’appoggio esterno (sebbene a tempo) di Vendola. Per fare cosa poi? Oltre a farsi la guerra a vicenda (in vista di una campagna elettorale che comunque presto sarà alle porte) non è dato saperlo.
Bel colpo, dalla Carlucci ad Antonione ne avevamo di statisti in sonno, forse troppi per una maggioranza sola…

Uno spettacolo ancor più triste se si considera che, visto come sono andate le cose, forse in questo momento davvero non abbiamo alternative.
In Grecia da ieri hanno un Premier ex banchiere della BCE, noi forse da dopodomani avremo un capo dell’esecutivo bravissimo, ma del quale la gente, il cosiddetto popolo sovrano, non conosceva nemmeno il suono della voce prima delle interviste di repertorio dei TG di ieri sera. Ecco a che punto sta la nostra sovranità popolare.

Per fortuna tra un paio di mesi si parte sul serio con la campagna presidenziale negli Stati Uniti: un po’ di democrazia vera, anche se vista e respirata a distanza, fa sempre bene alla salute.

mercoledì 9 novembre 2011

L'Alba del Dì di Festa

Il verbo del Fatto Quotidiano l'aveva spiegato chiaro, un paio di giorni fa, a chi mangia pane e Travaglio: E' bastata la voce delle dimissioni dei Berlusconi perché il famigerato spread iniziasse a guardarsi intorno e capire che lassù, oltre quota 400, l'aria è troppo fina per respirare bene.
Insomma, messaggio chiaro che solo una mente ottenebrata dal berlusconismo televisivo poteva non cogliere: se Berlusconi si dimette davvero vedrete che parecchie cose si sistemeranno prima di subito, i mercati smetteranno di agitarci contro il loro ditino di biasimo e ci strizzeranno l'occhio, le cancellerie d'Europa e del mondo rimetteranno l'Italia sulla cartina. Perché il problema non è il paese, ma l'uomo che lo guida, tolto di mezzo lui saremo già a metà dell'opera.

Bene, adesso Berlusconi le dimissioni le ha annunciate davvero: il tempo di approvare la legge di stabilità e il Cav saluterà per sempre i palazzi romani e la loro politica.  
Il dì di festa finalmente è arrivato. Mercati aperti da poche ore: la borsa di Milano è in caduta libera e lo spread galoppa verso i 570 punti.
Ci spieghino questo le menti elette del Fatto Quotidiano.
Non è venuto in mente a qualcuno che aprire una crisi di governo completamente al buio era forse la cosa peggiore in assoluto da fare nel mezzo della tempesta finanziaria che attraversa il vecchio continente?

I mercati non sono né di destra né di sinistra, non gliene importa un fico secco se governa Berlusconi o Prodi. I mercati vogliono due cose semplici semplici: stabilità e garanzie. Ovvero le due cose che l'Italia, senza più un governo nella pienezza delle sue facoltà, ha appena salutato.

Berlusconi è ancora al suo posto ma ci resterà per poco. Poi toccherà a chi ci ha infilato in questo imbuto trovare una via d'uscita.
Cari Bersani e Di Pietro: per voi non ci sarà più un mostro su cui vomitare veleno mattina, pomeriggio e sera, serviranno idee. Non basterà più distruggere, servirà costruire.

Cari Casini, Fini e cari transfughi che avete lasciato la maggioranza facendovi tentare dalle sirene di un esecutivo di centrodestra allargato che non ci sarà mai: del vostro albero abbiamo appena iniziato a mangiare i frutti, quelli di oggi non saranno i più amari e non saranno nemmeno gli ultimi, è il vostro tempo adesso, vedremo cosa sarete capaci di farne mentre balliamo sull'orlo del baratro.

Ma in fondo che ci importa? Berlusconi non c'è più, era solo questo che contava, no?

martedì 8 novembre 2011

La Buona Nuova

Ci sono buone probabilità che il voto di oggi alla Camera abbia segnato la fine del tempo di Berlusconi a Palazzo Chigi.
Già tra pochi giorni sarà chiaro a tutti che i problemi che ci portiamo sulle spalle restano tali e quali a quelli di ieri, il debito pubblico lo abbiamo messo insieme in 30 anni, non ce lo abbonano solo perché siamo stati così bravi da far fuori l'uomo nero.
La buona notizia è che, se questa è la fine di Berlusconi premier e politico attivo, qualche antiberlusconiano di professione dovrà cercarsi un vero lavoro, e magari non ce lo ritroveremo più tra i piedi in tv.