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lunedì 24 gennaio 2011

Qui non è Hollywood


Enzo Ferrari li chiamava “gli ingegneri del lunedi”, quelli che il giorno dopo sono bravissimi a dirti qual era la strategia giusta per vincere. Facile prendere la parola e cose fatte. Le gare si vincono e si perdono la domenica, il lunedì è per chi la storia la racconta, non per chi la fa.

Berlusconi in questo paese sbaraglia il campo e gli avversari da 17 anni perché ha il fegato e, a volte, l’incoscienza di rompere gli schemi e di metterci sempre la faccia.
Dalla nascita di Forza Italia alla svolta del predellino, passando per il contratto con gli italiani e la sfuriata di Vicenza, fino ad arrivare alla manifestazione di San Giovanni, e al voto del 14 Dicembre, il giudizio degli opinionisti del “lunedì” è unanime: il Cav. le ha vinte, e quindi azzeccate, tutte.
Ma quanti sorrisetti compassionevoli si contavano a partita in corso? Almeno quante sono oggi le sopracciglia alzate per i toni del contrattacco sul caso Ruby. Vedremo chi avrà ragione. Finora però, ricordiamocelo, quelli col sopracciglio alzato li abbiamo sempre ritrovati sotto al podio ad applaudire vittorie in cui loro erano i primi a non credere.

Qualcuno mi ha risposto che queste vittorie sono state solo di Berlusconi, non di chi l’ha votato. Siamo sicuri? Se Berlusconi nel 1994 non avesse scompaginato le carte a chi già preparava la lista dei ministri dell’Occhetto I° per noi non avrebbe fatto differenza?  L’avrebbe fatta eccome.

La storia del centrodestra italiano non è stata quella che sognavamo, avevamo in mente le rivoluzioni di Ronald Reagan e di Margaret Thatcher, ma i leader e i movimenti politici sono figli dei paesi che li esprimono, e l’Italia non è l’America e nemmeno la Gran Bretagna.
L’Italia però oggi è un paese in cui l’età pensionabile si adegua in automatico all'incremento dell’aspettativa di vita, in cui non si fanno quadrare i bilanci con il solito ritocco al rialzo di tasse e tassette, in cui le manovre si votano e gli accordi si firmano anche se la CGIL abbandona il tavolo, in cui si iniziano a distribuire i primi fondi alla università in base al merito, in cui si torna ad investire sul nucleare, in cui si sta per mettere nero su bianco il principio del costo standard al posto della spesa storica.
Si poteva fare di più e di meglio, ma se 17 anni fa le cose fossero andate in un altro modo, se Berlusconi avesse fatto la scelta facile di mandare un bel telegramma ad Occhetto per augurargli buona fortuna (e allora, state sicuri, certe procure si sarebbero occupate di “altro” e di “altri”) oggi avremmo ben altro di cui lamentarci.

Manca la grande riforma fiscale, è vero, ma il presupposto per arrivarci è imporre allo stato una robusta cura dimagrante. Non proprio facile in un paese in cui il lavoro statale è stato per generazioni il mezzo per sistemarsi. Non siamo negli USA, dove due cittadini su tre preferiscono avere meno servizi, ma tasse più basse, per poter essere più competitivi sul mercato.
Che ci piaccia o no il nostro background culturale è tutto un altro film. In Italia più che puntare a vincere si bada a non perdere. E un pareggio non scontenta mai fino in fondo nessuno.

L’Italia è il paese del posto fisso, del “tutto assicurato”, non è il paese delle opportunità, ma quello delle garanzie, delle tutele, dei sussidi. Le garanzie le dà lo stato, il loro prezzo si chiama spesa pubblica e quando la tagli devi prepararti a fare i conti con piazze piene di gente arrabbiata perché tra le garanzie finite sotto le forbici c’erano anche le loro.
Ricordiamoci il fuoco di sbarramento piovuto addosso a Brunetta e alla Gelmini. Se nei prossimi anni la macchina dello stato si alleggerirà di qualche centinaio di migliaia di posti sarà  perché, mentre i sindacati urlavano nei megafoni e qualcuno saliva sui tetti, questo governo non si è fermato. Troppo poco? Può darsi, ma, in un paese in cui la pubblica amministrazione è sempre stata un ammortizzatore sociale, anche la semplice affermazione di un principio che va in controtendenza è un cambio di prospettiva. Se qualcuno un giorno potrà fare questa benedetta riforma fiscale lo dovrà anche ai semi piantati in questi anni.

Quello di oggi non è il centrodestra dei nostri sogni. Fantasticavamo di Reagan e ci siamo ritrovati Berlusconi, che non è la stessa cosa, ma saremmo davvero di memoria corta se avessimo bisogno qualche altro anno di governo Prodi (o similari) per ricordarci che questo centrodestra, con tutti i suoi difetti e a dispetto dei tanti avvoltoi che gli volteggiano intorno, è ancora il meglio che abbiamo da scegliere in Italia, che non è l’America. Qui non è Hollywood.

15 commenti:

  1. Berlusconi sbaraglia gli avversari da 17 anni?
    Ma in quale mondo alternativo :-D

    frank77

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  2. Nel mondo in cui i risultati sono quelli che escono dalle urne.
    In 17 anni di gente che ha provato a batterlo ce n'è stata tanta, di gente che ne ha annunciato il tramonto ancora di più. Di alcuni di loro oggi ricordiamo a malapena i nomi, altri sono confinati nella periferia del dibattito politico. A tramontare sono stati i tramontisti.

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  3. Appunto.
    In 17 anni di gente che l'ha battuto ce ne stata;
    e Berlusconi è stato l'unico capo di governo a non esser mai riconfermato.
    Semmai perdente di successo :-D

    frank77

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  4. Bisogna mettersi d'accordo sul concetto di "battuto".
    Nel 1996 Prodi ha vinto grazie alla desistenza con Rifondazione, che era già una premessa per la futura caduta del suo governo, puntualmente arrivata dopo un paio d'anni. E non dimentichiamo che nella quota proporzionale il centrodestra (senza la Lega) prese più voti dell'Ulivo + Rifondazione.
    2006 (unica volta in cui Berlusconi si è presentato alle elezioni come capo del governo): CdL contro Resto del Mondo. Altra santa alleanza prodiana con tutti dentro che doveva fare cappotto e invece vinse con un vantaggio da prefisso telefonico: lo 0.07%. Risultato: altro governo Prodi condannato in partenza, perché praticamente senza maggioranza, che regge meno di un paio d'anni, anche grazie ai senatori a vita, e poi cade aprendo la strada a nuove elezioni con Berlusconi che vince per più di 3 milioni di voti.
    Eh si, bisogna mettersi d'accordo sul concetto di "battuto" :)

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  5. Beh il concetto di battuto più chiaro di così non può essere:chi prende 1 parlamentare in più dell'avversario è il vincitore.

    frank77

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  6. Le vittorie preferisco misurarle in voti piuttosto che semplicemente in parlamentari. Alla Camera l'Unione del 2006 aveva gli stessi eletti del centrodestra del 2008, ma un margine di 24mila voti non ne vale uno di 3milioni e passa.
    In ogni caso, anche cambiando unità di misura il risultato resta lo stesso: dopo l'introduzione della nuova legge elettorale il ritornello (ce lo ricordiamo?) era che nessuno avrebbe mai avuto una maggioranza parlamentare paragonabile a quella del centrodestra nella legislatura 2001-2006. E' bastato aspettare due anni...

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  7. I voti contano poco,visto che c'è sempre la possibilità di prendere + voti ma perdere le elezioni,come successe ad Al Gore contro Bush,ma anche a Berlusconi contro Prodi.

    Non ho capito cosa centri il secondo punto con quello che ho detto io.
    Prova semmai che chi ha detto quelle cose è un discreto ignorante in matematica.

    Frank77

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  8. I voti contano eccome, sono quelli il termometro del consenso che un candidato ha nel paese. Alcuni sistemi elettorali, come il nostro della Camera, possono portare ad avere maggioranze parlamentari simili pur con risultati nelle urne molto diversi, è la solidità politica a non essere la stessa.

    Per quanto riguarda il secondo punto: non era una questione di ignoranza matematica, ma una considerazione, fatta da personaggi di primo piano, dovuta alla semplice constatazione che con la nuova legge elettorale è più difficile avere delle maggioranze solide al Senato.
    Il csx nel 2006 prese due senatori in più del cdx e quindi secondo il tuo metro "aveva vinto". Ma si trattò di una vittoria di Pirro, che si tradusse solo in una lunga (ma poi neanche tanto lunga) agonia. Come direbbe qualcuno "un'altra vittoria così e siamo rovinati".

    Diverso fu il risultato del senato del 2008 ( pur con la stessa legge elettorale). A dimostrazione del fatto che le vittorie, così come le sconfitte, non sono tutte uguali.

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  9. Che una vittoria per 4-0 non sia uguale ad una per 1 a 0 su questo non ci piove,ma sempre vittoria resta.
    Non è che in quei 2anni il centrosinistra(purtroppo) non ha preso decisioni.

    Frank77

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  10. Credo che anche tra le fila del centrosinistra ci sia da tempo una generale condivisione del fatto che nel 2006 le elezioni sono state un pareggio. Numericamente non le ha vinte nessuno.
    Il che equivale ad una vittoria politica per chi era dato da tutti (ma proprio tutti) come condannato a perderle, e a perderle male

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  11. "Numericamente non le ha vinte nessuno."

    Non mi pare proprio visto che il centrosinistra aveva la maggioranza assoluta.
    Se fossero state un pareggio avremmo avuto un governo di transizione o nuovamente elezioni.

    Frank77

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  12. Insomma quella dell'Unione nel 2006 fu una vittoria? bisognerebbe comunicarlo ai diretti interessati, ne sarebbero sollevati.
    Piccola precisazione: l'Unione al Senato aveva 158 seggi, il presidente dell'assemblea non vota, quindi si scende a 157, ovvero la metà esatta degli eletti votanti. Poi c'era il jolly Pallaro (indipendente)che per tutta la legislatura sostenne Prodi, ma il giorno della sfiducia se ne restò a casa.
    Il governo durò poco più di un anno e mezzo, senza i senatori a vita sarebbe andato sotto molto prima, altro che vittoria.
    Ma davvero vogliamo accapigliarci sulle maggioranze evanescenti di Prodi? parliamo d'altro su...anche discutere di come compilare correttamente i bollettini postali è più interessante :)

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  13. Sei stato tu a tirare fuori il risultato del 2006,io sin dall'inizio ho detto che non tutte le vittorie sono uguali.
    e comunque resta il tema di fondo che Berlusconi è l'unico capo di governo dell'Occidente a non esser mai stato riconfermato.

    Frank77

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  14. Maggioranze evanescenti, mica solide come questa che per portarsi a casa la pagnotta tocca comprare cani e porci.

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  15. Ohibò, la frase "non tutte le vittorie sono uguali" ricordavo di averla scritta io, ma magari l'ora tarda e la memoria labile mi giocano brutti scherzi.
    Ho parlato del 2006 perché ti stavo rispondendo Frank, se mi tiri in ballo le elezioni perse (o presunte perse) da Berlusconi io non posso che risponderti su quelle, no?
    For the record: Berlusconi è anche l'unico capo di governo ad essere stato eletto in 3 elezioni non consecutive nell'arco di 14 anni (1994-2001-2008).

    Sulla compravendita: rivolgersi a De Magistris, che ha svolto la sua personale indagine (da Strasburgo) e ha già la sentenza in tasca: colpevole. Come sbagliarsi?

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