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domenica 30 gennaio 2011

Piazza Grande


Veltroni chiama e FLI risponde.
Il nuovo corso della “destra europea” (qualunque cosa voglia dire) si intreccia con quello sempre uguale a se stesso della sinistra di casa nostra, e pare trovarcisi benissimo.
Il 'la' lo aveva dato qualche giorno fa l’ex leader democratico che, dopo essersi tolto di dosso due anni di polvere e naftalina e aver riassaporato la luce dei riflettori del Lingotto, in una lettera a “La Repubblica” lanciava il suo appello all’Italia democratica “Sarebbe bello se in uno stesso giorno, in una stessa ora, in tutti gli ottomila comuni italiani, i cittadini si riunissero nella piazza centrale per dire ”giriamo pagina, ritroviamo l’Italia”.
L’idea è piaciuta da matti a Filippo Rossi di FareFuturo che, a stretto giro di posta, ha raccolto con entusiasmo l’appello veltroniano immaginando un’unica grande piazza dei migliori “c’è un’Italia di persone perbene, di giovani di talento, di precari che subiscono da troppo tempo la «paura del futuro» determinata dall’involuzione di questa Seconda repubblica”.
Insomma un gigantesco abbraccio generale, buoni sentimenti e senso civico per tutti. Ma per fare cosa? Per proporre un idea? un programma? un nome? una ricetta?
Ma no, quel che ci vuole è “una manifestazione non di parte. Senza bandiere, senza comizi che possano dividere”. Ecco, meglio starcene tutti zitti e non parlare di niente, così possiamo far finta di andare d’accordo.

Del resto avere un’idea comune è una necessità sopravvalutata, ce lo insegna la migliore tradizione prodiana: l’unione, per fare la forza, non deve essere a favore di qualcosa, basta che sia contro qualcuno.

E il qualcuno è sempre lui, il nemico pubblico numero uno, quello che ha tele-plagiato milioni di italiani indifesi, di povere menti inermi che avranno bisogno di anni di trattamento sanitario obbligatorio per ritrovare il lume della ragione.
In sostanza il messaggio “nuovo e forte” è una bella ammucchiata di piazza contro l’odiato Berlusconi, come se non ci avesse mai pensato nessuno in questi 17 anni.
E c’è già chi si spinge oltre e immagina un’alleanza costituente per “superare il berlusconismo”.

Tutti contro uno. Non importano i programmi, non importa chi vince, chi ha la maggioranza, chi va a Palazzo Chigi. L’importante è sfrattare il Caimano, così ci libereremo anche da questa noiosa ossessione dell’investitura popolare, del governo che esce dalle urne, dei Premier con troppi grilli per la testa che vogliono fare i Primi Ministri per davvero.

Ecco il sogno che i terzopolisti stanno facendo insieme ai “democratici”: rimettiamoci le parrucche, si torna alla Prima Repubblica. Ai bei tempi dei Presidenti del Consiglio notai delle segreterie dei partiti, che stanno in carica un anno e poi tolgono il disturbo, altrimenti si montano la testa.
Non più leader, ma speaker. Un salto indietro di 20 anni? Macché, se lo diciamo in inglese suona tutta un’altra cosa.

2 commenti:

  1. Come no, quei "giovani di talento" che formano l'elettorato di questi geniacci: impiegati pubblici e pensionati al nord e centro per il PD, impiegati pubblici e pensionati al sud per gli ex-missini. Una meraviglia futurista.
    Woody

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  2. Chiamiamola meraviglia passatista e non parliamone più!

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