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lunedì 10 gennaio 2011

L'Europa Inutile


Se chi si occupa di enti inutili entrasse nei sacri palazzi dell’Unione Europea troverebbe lavoro per almeno tre generazioni. Ce ne eravamo quasi dimenticati, ci hanno pensato i fatti di stretta attualità a ricordarcelo.

Dal caso Battisti alla strage di Alessandria d’Egitto, l’Europa, sempre pronta ad agitare il suo ditino di biasimo quando si tratta di richiamare all’ordine un paese membro in nome della nobile causa  dell’omogeneizzazione culturale, ha risposto facendo spallucce: “non sono affari nostri”. Ci mancherebbe.

La vicenda Battisti è una questione bilaterale tra Italia e Brasile” afferma la Commissione Europea. E’ vero, il trattato di estradizione impegna esclusivamente Italia e Brasile, ma la motivazione con cui Lula ha rispedito la richiesta italiana al mittente riguarda anche l’Europa, eccome se la riguarda, perché affermare che Battisti in Italia sarebbe stato oggetto ad atti persecutori o discriminatori significa mettere in dubbio le fondamenta stesse di un sistema giuridico che, come quello di tutti gli altri paesi membri, è soggetto al Trattato sull'Unione Europea.
Se l’UE fosse una cosa seria come potrebbe tollerare che uno stato estero dica al mondo che uno dei suoi membri fondatori emette condanne all’ergastolo (per omicidio) viziate da volontà di discriminazione o persecuzione?  

E che dire del silenzio assoluto sulle stragi di cristiani e sul tema della libertà di culto?
Cristiani? E chi sono? In Europa non li abbiamo mai visti, e che nessuno insinui che fanno parte delle nostre radici perché l’Europa che abbiamo nel cuore e nella mente di radici non ne ha e non vuole averne. Avere radici culturali non è politically correct e mette tremendamente a disagio gli “ospiti”. E l’ospite, si sa, ha sempre ragione, tranne naturalmente quando l’ospite siamo noi.
  
L’Europa che mette amministratori di condominio ad occuparsi di politica estera ha faccende ben più serie e urgenti da sbrigare: come ad esempio mettere al bando la Nutella, o insegnarci che il vino si fa senza uva e il formaggio senza latte.
Insomma, tra Bruxelles e Strasburgo si fa sul serio, di sciocchezze come la persecuzione dei cristiani nel mondo se ne interessi chi ha più tempo libero, noi siamo troppo occupati a convincere, ed a convincerci, di non avere una cultura nostra così da essere più accoglienti con chi vuole imporci la sua. E, mi raccomando, togliete quei crocefissi dalle aule delle scuole prima che qualcuno si offenda.
Lo chiamano “favorire l’integrazione”, ma solo l’affermazione di un’identità chiara può portare alla fine tutti a riconoscersi negli stessi valori di base, cioè appunto ad integrarsi. Diversamente l’unica cosa che si favorisce è il moltiplicarsi di innumerevoli isole etniche, valoriali, culturali, impermeabili e separate dalle comunità in cui sono inserite, dove ciascuno risponde solo a se stesso e mantiene unicamente le radici che si è portato da casa, dato che, a differenza nostra, non se ne vergogna.

Un’Europa che rinuncia in partenza a difendere al suo interno la sua identità, e quella dei suoi stati membri, può parlare con voce alta e forte quando i valori che sono il prodotto di quell’identità vengono calpestati in altre parti del mondo? No, ed infatti non lo fa.

C’è chi ha scritto che L’Europa è un morto che cammina. Sbagliato. Nessuno l’ha mai vista camminare.
Più tardi parliamo di America? Sarà meglio.

3 commenti:

  1. Purtroppo la Ue nelle questioni cruciali come quelle qui citate nel post, non si limita a essere solo inutile. Sa anche essere dannosa. I salvataggi nei confronti delle banche centrali sono un grave danno. L'aver frettolosamente assorbito 27 paesi è stato un disastro. L'aver promosso una sorta di costituzione pletorica come il Trattato di Lisbona è una vera iattura.
    Inutile, sciocca, arrogante e dannosa.

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  2. Perfettamente d'accordo sull'allargamento frettoloso: è impossibile avere posizioni chiare quando si devono mettere insieme interessi così diversi.
    Sul piano economico: L'Europa sarebbe perfetta in un mondo in cui esistesse solo lei, ma in uno scenario di concorrenza globale le regole "belle" che ci autoimponiamo diventano la classica palla al piede che gli altri non hanno, e per questo corrono più veloci.

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  3. Sonno un previlegiato di vivere nel mio piccolo giardino. U.E. a frontiere limitata. Mio piccolo giardino da fuore e cosi piccolo piccolo che pochi si acorgiano della sua presenzia ! ma e cosi grande dentro che mi perde a volte nella sua immense simplicità..

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