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martedì 25 gennaio 2011

Invito a Coalizione




'Se nasce un altro governo, i responsabili non sarebbero solo quelli che si sono costituiti in gruppo. Ci saremmo anche noi’. Parola di Casini. Un vero e proprio invito a coalizione.
Il terzo polo è pronto ad entrare in maggioranza, e a dar vita ad un esecutivo di responsabilità per il bene dell’Italia. Ad un’unica condizione: che Berlusconi sparisca dalla foto di gruppo di Palazzo Chigi.
D’altronde “Dentro al Pdl 'ci sono personalita' autorevoli che potrebbero guidare un governo 'senza', ma non 'contro', Berlusconi”.
Tutto ad un tratto il Popolo delle Libertà è diventato un partito di statisti e andarci al governo insieme non è peccato, anzi, si fa il bene del paese.

Il Cav. però deve togliere il disturbo, ma non c’entra l’antiberlusconismo, e nemmeno il calcolo politico, la questione è un’altra, è che “non possiamo permetterci un premier sotto ricatto”.
Sembra vero. Ma come mai questa proposta arriva proprio adesso? Un mese fa il premier non era sotto ricatto (a proposito: sotto ricatto da parte di chi?), ma l’offerta di entrare in maggioranza venne rispedita al mittente.
E appena quindici giorni fa, il 10 gennaio, Casini aveva detto che anche solo l’ipotesi di un appoggio esterno era roba da vecchia politica: “ognuno rimanga dove lo hanno collocato gli elettori” (video sopra per i cultori del genere). Parole di rara chiarezza.

Oggi all’improvviso tutto cambia. Cosa è successo? E’ successo che i terzopolisti intravedono di nuovo la possibilità di liberarsi dell’asso pigliatutto, di far uscire di scena la figura politica che da 17 anni li relega al ruolo di attori non protagonisti.
Perché si sa, una volta tolto di mezzo Berlusconi il centrodestra italiano diventerà un gigantesco paese dei balocchi, con milioni di potenziali elettori improvvisamente alla ricerca di un leader. E in assenza di uno vero, potrebbero anche accontentarsi di qualche imitazione riuscita così così. Un sogno ad occhi aperti per politici rimasti “giovani” fino all’età dei capelli bianchi, a cui mancano i voti, ma non le ambizioni.

Parliamoci chiaro: l’offerta di Casini è una trappola, e come tale l’unica risposta che merita è un educato “No, grazie”, omettendo tutt’al più l’ultima parte del messaggio.
Il movente non è la responsabilità, e il fine non è la governabilità.
L’obiettivo è un altro: è sfruttare il potenziale disorientamento prodotto  dall’effetto Ruby (o meglio, dall’effetto Boccassini) per spingere un PdL in stato confusionale a suicidarci, accettando di buttare a mare il motivo principale per cui la gente lo vota (cioè il suo leader), prima che possa fare mente locale e rendersi conto che questo vorrebbe dire consegnarsi mani e piedi  proprio a Casini, che non aspetta altro per fagocitare il partito di maggioranza relativa in nome della nobile causa dell’unità dei moderati. Il tutto riprendendo confidenza con le stanze dei bottoni di Palazzo Chigi, che non fa mai male, ed accettando di dividerle perfino con l’odiata Lega (altrimenti i numeri per il famoso “governo forte” non ci sarebbero) che fino a ieri era un pericolo da bloccare, ma pur di far fuori Berlusconi ci si allea anche col diavolo.  

Per andare al governo c'è chi si vende l'anima e anche altro” ha detto ieri autorevolmente Fini, che di Casini è compagno di cordata. Se lo dice lui deve essere vero, di vendite se ne intende, specie se a buon mercato.

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