ADNKronos Politica


mercoledì 12 gennaio 2011

Le Stagioni della Corte


Si avvicina il momento della verità per la legge sul legittimo impedimento e già impazzano voci di trattative, strappi e ricuciture all’interno dell’Alta Corte.
Del merito della legge si è già parlato e si parlerà molto quando, nel giro di 24 ore, 48 al mAssimo, diventerà l’argomento sulla bocca, e sulla tastiera, di tutti. Ne parleremo anche qui, ma non oggi.
Oggi parliamo dell’organo che su questa legge si pronuncerà: La Corte Costituzionale, supremo baluardo di garanzia dell’Italia repubblicana.

Nella sua prefazione al libro “Che cosa è la Corte Costituzionale”, l’ex presidente della Consulta  Francesco Amirante scrivela Corte non ha poteri d'iniziativa e le logiche cui ubbidisce nel suo concreto funzionamento non sono quelle, legittime in altre sedi, di maggioranza e minoranze, di disciplina e organizzazioni di gruppi”, insomma non ci si divide come in parlamento, non conta l’appartenenza, conta solo la “Carta”, che è la stessa per tutti.

Però basta leggere la composizione della Corte è già a prima vista c’è qualcosa che non quadra: ci sono ex ministri, esponenti a vario titolo di questo o quell’esecutivo, insomma personaggi che nel loro passato hanno fatto scelte di “colori” ben riconoscibili. E anche per la maggior parte degli altri non è troppo difficile stabilire l’area politica di riferimento.
Tanto è vero che il toto-Consulta non è esattamente tra i più difficili quando questa è chiamata ad esprimersi su questioni di valenza politica perché, triste ma vero, alla fine i voti si distribuiscono più o meno come lo sono i, noti, orientamenti politici dei votanti. Salvo compromessi dell'ultimo minuto, come quello che si cerca in queste ore.

Come potrebbe essere diversamente quando, su 15 membri, 5 vengono eletti dal parlamento (su indicazione degli schieramenti, a seconda delle maggioranze e minoranze del momento)  e altri 5 li nomina direttamente il Presidente della Repubblica, che a sua volta, di norma, è un politico con lunga e nota militanza in questo o quel partito il cui nome per l’elezione viene proposto dalla maggioranza in carica?

Come è possibile che un organo non funzioni secondo la logica di maggioranza e minoranza quando l’elezione dei suoi membri, per due terzi, avviene direttamente o indirettamente seguendo proprio quella stessa logica? Bisogna avere una smisurata fiducia nella natura umana per poter credere una cosa del genere, o una gran faccia tosta per limitarsi a dirlo.

E’ fin troppo facile immaginare come reagiremo se, tra qualche ora, su una questione di stretta costituzionalità, ancora una volta personaggi che conoscono gli articoli della Carta (e le loro interpretazioni nel corso degli anni) come le loro tasche, riusciranno a dividersi 8 a 7, 9 a 6, o 10 a 5.
Come commentare un risultato del genere? Dicendo che il legittimo impedimento è costituzionale (o incostituzionale) al 60 o al 55%?  Che credibilità potrà avere una sentenza del genere?

Ci verrà fin troppo naturale pensare che se questo stesso pronunciamento fosse stato richiesto in un diverso momento del passato (o del futuro) il “si” avrebbe potuto essere un “no”, e viceversa, non perché sarebbe stata diversa la Costituzione, e nemmeno perché sarebbero stati diversi gli uomini, ma semplicemente perché, ad essere diverso sarebbe stato il ciclo politico alle spalle dell’elezione dei parlamenti, dei Capi dello Stato e quindi, di conseguenza, dei membri della Corte.

Non è un discorso di parte perché non si tratta del problema di una sola parte. Oggi ci capita di aver avuto tre Presidenti della Repubblica consecutivi, nell’arco degli ultimi 19 anni, tutti tendenzialmente o manifestamente di sinistra, e quindi la composizione della Corte è sbilanciata da quella parte. Ma in un altro momento storico potranno presentarsi condizioni ribaltate, e saranno altrettanto deleterie, per l’autorevolezza della Consulta, di quelle di oggi.

La politica ci pensi, e riformi quel che c'è da riformare, invece di fingere di scandalizzarsi quando qualcuno, commentando questa o quella decisione, si toglie la museruola dell’ipocrisia - magari perché scottato dal verdetto - e dice apertamente quello tutti sanno: che l’Alta Corte non è altro che un parlamentino togato, credibile non più di quanto lo siano i suoi fratelli maggiori di Montecitorio e Palazzo Madama. E che di garanzie ne dà si, ma a seconda delle stagioni.

Nessun commento:

Posta un commento