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giovedì 20 gennaio 2011

Un Passo Avanti


Gran brutta malattia il Berlusconismo. Chi ne è affetto avverte sintomi come il sentirsi al di sopra delle regole e della legge, o il pensare di poter disporre delle istituzioni repubblicane come se fossero roba sua. E’ proprio vero, e quando si sentono personaggi come Casini e Briguglio, berlusconiani irriducibili, fare pubblico sfregio alla Costituzione dicendo che il premier dovrebbe “indicare il proprio successore” si capisce che davvero abbiamo toccato il fondo, qualcuno ha spiegato a questi esagitati berluscones che l’Italia non è più una monarchia?

Ironia fuori luogo in un momento così delicato per il paese? Forse, ma pensate a cosa sarebbe successo se fosse stato davvero qualcuno dell’entourage del premier a fare un’affermazione del genere. Le agenzie della sera ci avrebbero propinato le reazioni scandalizzate dei pezzi grossi, medi e piccoli dell’opposizione, che presumibilmente avrebbero preso tutti la parola in ordine alfabetico, per ricordarci che l’incarico del premier rientra tra le prerogative esclusive del Presidente della Repubblica.

Ma poi per quale motivo essere seri?  Citando Flaiano si potrebbe dire che in quello a cui stiamo assistendo in questi giorni c’è molto di grave, ma davvero poco di serio.

Facciamo un breve riepilogo:
Abbiamo una Procura della Repubblica che negli ultimi 16 anni ha accusato Berlusconi di falso in bilancio, corruzione giudiziaria, tangenti alla Guardia di Finanza, appropriazione indebita, frode fiscale e chi più ne ha più ne inquisisca. Condanne: zero. Oggi gli imputa i reati di concussione aggravata e sfruttamento della prostituzione minorile.

Abbiamo una “grande stampa” che da giorni non fa che pubblicare pagine e pagine di conversazioni private in cui non c’è uno straccio di prova di reato, ma si parla di tutto (anzi, “di ogni”), e, per non farsi mancare nulla, mette in rete versioni complete dell’intera storia, aggiornate all'ultimo pettegolezzo, in inglese e in cinese, tanto per fornire materiale di prima mano ai media stranieri, nel caso ne avessero bisogno, in modo che possano trarne utile spunto per scrivere quegli articoli che ci piacciono un mondo, così che i soliti commedianti possano  andare a commentarli davanti alle telecamere, con dipinta sul volto la migliore imitazione della costernazione di cui sono capaci, lamentando il discredito internazionale sul paese.

Abbiamo, soprattutto, un concusso, il funzionario della questura Pietro Ostuni, che dice di non essere stato concusso e una vittima di sfruttamento di prostituzione, universalmente nota come Ruby, che afferma di non essere stata toccata nemmeno con un dito.

A questo punto, con la pacatezza, la moderazione e la tranquillità che sempre ci devono accompagnare, non possiamo che porci la seguente domanda: ma di che accidenti stiamo parlando? 400 pagine di verbali, centinaia di persone intercettate, decine di uomini impiegati in non so quante perquisizioni, interrogatori, sequestri, un’inchiesta sganciata sul paese come una bomba atomica che ha gettato la politica nell’isteria, ha seppellito il dibattito sulle riforme, rischia di far cadere il governo, e tutto questo per cosa? Per dimostrare che alle cene di Arcore c’erano più donne che uomini. E che qualcuna di queste è tornata a casa con un regalo nella borsetta. Perché di illazioni se ne possono fare a non finire, ma di provato c’è solo questo.
Situazione seria? Non più di quanto lo siano, o si vogliano far apparire, certe ragazze di facili costumi.

Cari implacabili censori che in queste ore stazionate con aria grave davanti all’obiettivo, facciamo un gioco: mettiamo sotto controllo i telefoni di persone che parlano con voi e soprattutto di voi. Non serve andare a cercare amici o commensali, limitiamoci pure ai parenti fino al secondo grado. Ascoltiamo quello che dicono per sei mesi, registriamolo, trascriviamolo, poi pubblichiamo il “meglio”, senza filtri, sui giornali. E vediamo chi resta in piedi. Niente da nascondere, giusto? Allora chi comincia? Volontari, un passo avanti.

4 commenti:

  1. Era da un po' che te lo volevo dire: sei una delle migliori nuove entrate (anche se sei dentro Tocqueville già da un po. Bravo!


    Chris (RDM20)

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  2. Secondo me invece il problema è proprio il "successore".
    Ovviamente non in senso monarchico ma qualcuno all'interno del partito che già da qualche anno sarebbe dovuto essere pronto ad ogni evenienza.

    Adesso invece se per qualche ragioni Silvio cade ci restano sono Fini e Casini.
    Il che un po' di tristezza addosso me la mette.

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  3. C'è un reato, quello di aver avuto rapporti con una minorenne, che il presunto responsabile nega, che la vittima stessa nega con forza, e sul quale non si hanno testimoni né prove ma impercettibili indizi fondati su un paio di battute -a volte di terze parti- in una conversazione, e spesso contraddittori tra loro.
    Qualsiasi giudice degno di questo nome, e ripeto qualsiasi giudice, nessuno escluso, di fronte a questo miserabile materiale indiziario sbatterebbe il PM fuori dalla porta.

    In Italia no. In Italia si acconsente addirittura al rito immediato, e si passano tutti i materiali ai giornalisti, a poco a poco, giorno per giorno, perché il vero rito, il vero processo, come è evidente, è politico.

    A me Berlusconi non piace. Ma per niente, davvero. Lo preferisco però all'Inquisizione. Quest'ultima, che emerge nelle sue nere vesti in questi giorni, alimentata anche da certa stampa, è più pericolosa, e le sue armi, se non si pone un freno, davvero spaventose.
    Saluti Woody

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  4. Grazie Chris, spero di leggerti ancora da queste parti!

    Sul successore: nella sua vita precedente Fini sembrava un candidato plausibile. Nella sua reincarnazione tulliana ovviamente non se ne parla nemmeno. Comunque sia, i leader secondo me non si nominano, né si indicano. Se sono dei leader vengono fuori da soli.

    Sull'inquisizione: il pericolo lo corriamo tutti, perché quando per impallinarne uno spari nel mucchio (intercettando l'equivalente della popolazione di una piccola cittadina) non si sa a chi può toccare qualche proiettile di rimbalzo.

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