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lunedì 20 dicembre 2010

Pericolo Ghiaccio Sottile



«Il terzo polo non è mai nato, è un progetto piuttosto evanescente, una sommatoria di forze politiche che possono diventare elemento di disturbo in caso di competizione elettorale. Ma per il resto non c'è una leadership, non c'è un programma» Non sono le parole di una  “capra” berlusconiana qualsiasi, ma della più “fina” tra le lame finiane: Alessandro Campi, direttore scientifico di FareFuturo.

Per una volta a Campi bisogna dar ragione: se per qualcuno il PdL è Forza Italia col trucco rifatto, non si può negare che il neonato Polo della Nazione, al di là del nome che dà un contentino alla cultura storica della destra, non è altro che un UdC  allargato. La linea del nuovo soggetto politico fin qui è la copia carbone di quella tenuta dal partito di Casini dal 2008 a oggi e non stupisce che sia proprio il leader centrista ad apparirne il leader naturale, mentre chi è sempre stato di destra sembra destinato alla solita corrente interna. Magari qualcuno inizia a chiedersi se non era meglio fare la minoranza nel centrodestra piuttosto che morire democristiani.

E se la posizione centrista del nuovo polo fa venire il mal di pancia a chi è cresciuto all’ombra di Almirante, le prossime elezioni comunali potrebbero portare altre brutte sorprese: Casini, pur rivendicando la sua autonomia dai due poli, non ha mai rinunciato ad appoggiare candidati di destra o di sinistra, a seconda delle circostanze, nelle tornate amministrative. Un modo per non restare senza poltrone e per cercare di spaccare il bipolarismo.
A primavera si vota per eleggere i sindaci di molte città importanti e tra queste c’è Torino.
L’UdC in Piemonte ha sostenuto i candidati del PD sia alle provinciali del 2009, sia alle Regionali del 2010, con il risultato che i centristi governano con il centrosinistra (IdV inclusa) la Provincia di Torino e sono all’opposizione, in identica compagnia, in Regione.

Dando per scontato che Casini in Piemonte di alleanze con la Lega non ne farà, le alternative sono due: condannarsi all’irrilevanza, standosene tutti soli al centro, oppure appoggiare la candidatura Fassino insieme a Bersani, Di Pietro e Vendola. Niente male per chi, solo pochi mese fa, registrava il marchio del “vero centrodestra”.
Ma non è solo un problema di mal di pancia: che credibilità può avere un partito che sta con una coalizione in Regione ed in Provincia e con l’altra coalizione nel Comune capoluogo?

Non a caso qualcuno ha già iniziato a mettere le mani avanti: «Non è certo un terzo polo nato per fare la politica dei due forni, ma un’area di centrodestra che non si riconosce nella ricetta berlusconiana della guerra continua» precisa Menia. Chissà se qualcuno ha mandato un biglietto a  Casini e Rutelli per informarli che il loro è un polo di centrodestra…
FLI inizia a pagare dazio per la sua linea ondivaga anche nei sondaggi: ISPOEuromediaCOESIS lo danno poco sopra al 4% e sono in tanti ad avere l’impressione che la nave, così com’è, non vada da nessuna parte. A suonare l’allarme per primi sono proprio quegli intellettuali che in questi mesi hanno portato alta la bandiera dell’indipendenza dal berlusconismo  “Cosa resta del presidenzialismo, del bipolarismo, della laicità? Sicuri che il gioco all’interno del Palazzo, e dei suoi codici, alla fine paghi davvero? [….] tra le nostre file c’è molta confusione, mancanza di coordinamento e controllo” ammette Sofia Ventura, che chiede apertamente a Fini di rinunciare alla presidenza della Camera per non lasciare il partito senza guida.
Non andavano chieste le dimissioni di Berlusconi. E poi ci sono stati altri errori: l'oscillare tra troppe ipotesi diverse che hanno disorientato l'opinione pubblica. Un conto è voler costruire un centrodestra diverso da Berlusconi, un conto dichiararsi disponibili ad alleanze pure con Vendola oppure ad un governo tecnico o ancora farsi parte promotori del Terzo polodice ancora Campi, consapevole del fatto che lo strappo traumatico di novembre ha spinto FLI fuori dai confini del centrodestra e non si capisce bene come sia possibile ora rientrarci.

Fini ricorda tanto quei giocatori che, dopo aver perso una mano, si ostinano a raddoppiare la posta sperando di rifarsi e continuano a perdere fino a rimetterci anche le mutande. Ha esasperato a tal punto la rottura con il PdL che ormai non può più tornare sui suoi passi senza perdere la faccia, ma se continua su questa strada l'inerzia rischia di spingerlo verso sinistri abbracci.
Per Fini non è facile spiegare a chi lo ha seguito la logica di una forza che si dice bipolarista e al tempo stesso  decide di fondare un terzo polo, o giustificare il fatto che un partito che vuole incarnare la destra europea sia oggetto delle quotidiane proposte di fidanzamento da parte di personaggi come Bersani e Franceschini.

A completare il quadro sono arrivate ieri le parole con cui la “futurista” Moroni  si è rivolta a Casini “Se dovessimo copiare l'agenda del Vaticano e farla nostra il Polo della Nazione sarebbe morto prima ancora di nascere”, scatenando la reazione stizzita dell’UdC Volontè.
Senza nemmeno bisogno di iniziare a parlare di università e federalismo per il Polo della Nazione anche in parlamento le cose non si mettono bene.

Questi sono davvero dei polisti per caso: gente che per fermare l’emorragia di deputati verso l’area Berlusconiana si è messa insieme dalla sera alla mattina vagheggiando di un progetto comune che non è mai esistito.
Insomma nei laghi affollati del terzo polo fa un gran freddo, ma, tra spifferi, sbuffi e correnti.....d’aria, il ghiaccio è sempre più sottile ed è solo questione di tempo prima che qualcuno finisca a mollo, a meno di non lasciare il peso delle idee a casa. Come dice il cartello della foto: se siete abbastanza leggeri ve la potete cavare.

2 commenti:

  1. Bravo, l'allegoria dei futuliberi (preferisco chiamarli così, per non offendere un termine e un ricordo che ha una storia molto più seria e preziosa, anche in campo artistico) che scivolano e pattinano senza sapere dove andare, sul ghiaccio sempre più sottile, è perfetta. Purtroppo tra loro si salverà per primo il grande Trasformista, ovvero forse proprio il più inutile di tutti.

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  2. Hai ragione, chiamandoli futuristi gli si riconosce un'eredità che non hanno fatto proprio niente per meritare. Aspettiamo lo "splash".

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