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giovedì 23 dicembre 2010

Eccessi di Fiducia


Chi si affannava a ripetere, ad ogni microfono che gli passava sotto al naso,  che il voto di fiducia di martedi scorso non aveva cambiato niente, si sta accorgendo giorno dopo giorno di quanto si sbagliava.
Sono passati appena nove giorni, ma sembra un’altra era politica: la fase nuova è scomparsa, la discontinuità ha fatto perdere le tracce, il passo indietro ci si ricorda a malapena cosa fosse, il governo tecnico è andato in crisi e in aula la maggioranza non va più sotto una volta al giorno.
Il dibattito politico è trasformato: prezzemolo Bocchino ha smesso di “speziare” le agenzie, il sergente Granata ha messo la sicura, insomma per farla breve: è scoppiata la pace.

Naturalmente in così poco tempo nessuno ha modificato di una virgola obiettivi e ambizioni: Fini e i suoi luogotenenti vogliono sempre fare le scarpe a Berlusconi; Casini ha in mente la stessa cosa e se l’impresa richiederà la “caduta sul campo” del leader di FLI se ne dispiacerà pochissimo. 

Ad essere cambiato è lo scenario: quello che i vari Bersani e Franceschini non vogliono capire è che, dopo la doppia fiducia del 14 dicembre, il governo Berlusconi è l’unica alternativa alle elezioni. E dato che le elezioni a parole non le teme nessuno, ma nei fatti tutti le vogliono evitare, provare a buttare giù l’esecutivo in carica non è più uno sport così popolare a Montecitorio e dintorni.
Ecco quindi le parole di Napolitano sulla legislatura che deve continuare. Ecco Fini che, impegnato in precipitosissima retromarcia, abbassa il finestrino per dire "basta alle contrapposizioni con il premier" ,ed ecco Casini, in versione “deponiamo le armi”, che assicura di non voler creare problemi a Berlusconi.

Addirittura ieri, dopo l’incidente di percorso che ha portato all’apertura del caso Prestigiacomo, il più infastidito sembrava CesaIl voto in Aula ha messo in luce la responsabilità della nostra opposizione e la totale confusione del governo. La maggioranza si chiarisca le idee, perché così non si può più andare avanti”.
Tradotto: Noi vi sminiamo il terreno ma voi non fatevi male da soli. E il pericolo è proprio questo: la sottovalutazione del rischio, tipico effetto collaterale dell’eccesso di fiducia.

L’episodio di ieri alla Camera è un esempio di quello che non deve succedere. “Solo un equivocoè stato detto, ma sono inciampi che possono costare cari.
E cosa dire dello scivolone evitato per un pelo al Senato sulla Riforma dell’Università? C’è mancato poco che per una leggerezza il testo dovesse farsi un'altra vasca completa alla Camera e, con il clima che c’è nelle piazze, davvero non se ne sentiva il bisogno.

L’eccesso di fiducia è un nemico che colpisce quando meno te l’aspetti e può portarti a prendere le decisioni più autolesioniste. Non è un caso che la deflagrazione che ha mandato in pezzi  l’unità del centrodestra, e ha diviso le strade di uomini che hanno condiviso un percorso di 16 anni, sia avvenuta nel momento in cui l’area di centrodestra gode nel paese del masSimo storico dei consensi.
Pensateci: se prendete le forze che, aggregate nell’Unione, alle elezioni del 2006 ebbero poco meno del 50% dei voti (e prima del rush elettorale di Berlusconi i numeri erano ancora più rotondi)  e le mettete insieme oggi ottenete poco più del 40% dei consensi.
La sinistra è in pieno stato catatonico. Il suo partito di maggioranza non riesce più nemmeno a vincere le sue primarie, è un avversario talmente evanescente che non fa paura a nessuno, e la storia insegna che il tempo delle rese dei conti in casa spesso arriva proprio quando fuori il nemico appare più inoffensivo.

Berlusconi si trova in una situazione di vantaggio che va ben al di là della precaria prevalenza numerica della sua maggioranza, ma si tratta di un vantaggio congiunturale, che va consolidato subito e per farlo serve un’azione incisiva e, soprattutto, attenta, che i problemi li risolva, non li crei. Tanto più il governo apparirà concentrato su problemi concreti come federalismo, fisco e sviluppo e non impegnato in polemiche su se stesso a loop infinito,  tanto più il clima e i sondaggi consiglieranno tutti a starsene buoni e tranquilli.
Su questo bisogna puntare se si vuole proseguire la legislatura, non certo sul senso di responsabilità dei centristi, perché l’effetto 14 dicembre non durerà per sempre.

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