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mercoledì 8 dicembre 2010

Look-Alike?


Continua a destare profondo disagio tra i democratici l’accordo raggiunto tra il presidente Obama e i repubblicani sull’estensione dei tagli fiscali introdotti quasi un decennio fa dall'odiato Bush.
La settimana scorsa la maggioranza democratica alla camera (che cesserà di essere tale tra poco più di un mese, con l’insediamento degli eletti di mid term) aveva forzato la mano approvando una proposta che prevedeva di rendere permanenti i tagli solo per chi ha un reddito inferiore a 250,000$  (200,000$ per i single).
Una proposta che riprendeva un cavallo di battaglia della campagna obamiana del 2008, ma che non aveva chance di passare al senato e che per questo i repubblicani avevano bollato (anche in modo colorito) come pura propaganda elettorale fatta sulla pelle della nazione perché, senza un rinnovo votato da entrambe le camere, l’intero pacchetto fiscale sarebbe scaduto il 31 dicembre riportando tutti i contribuenti alle aliquote pre-2001.

L’accordo siglato due giorni fa (che tra le altre cose include l’estensione per altri 13 mesi dei sussidi di disoccupazione) prevede che il taglio delle tasse venga esteso per due anni a favore di tutte le fasce di reddito e secondo Obama è il miglior compromesso possibile:

“It’s not perfect, but this compromise is an essential step on the road to recovery.
I know there's some people in my own party and in the other party who would rather prolong this battle, even if we can't reach a compromise, but I'm not willing to let working families across this country become collateral damage for political warfare here in Washington”

"Non è perfetto, ma questo compromesso è un passo essenziale sulla strada della ripresa.
So che certe persone nel mio e nell’altro partito avrebbero preferito continuare questa battaglia, anche senza raggiungere nessun compromesso, ma non ho intenzione di lasciare che le famiglie lavoratrici di questo paese diventino delle vittime collaterali della guerra in atto qui a Washington”

Ma il partito dell’asinello sembra recalcitrante ad accodarsi e accusa il presidente di aver ceduto al “nemico” su un punto cardine dell’agenda politica.
Sono ancora nell’aria le parole dello stratega democratico James Carville che tre settimane fa invitava Obama a farsi prestare gli “attributi” dalla Clinton.  Appena la settimana scorsa il senatore dem Robert Menendez aveva affermato che negoziare con i repubblicani sulle tasse era un po’ come “trattare con i terroristi” e l’atteggiamento morbido del presidente veniva duramente attaccato da un pezzo New York Times che parlava di “completo fallimento” e di “perdita di direzione” invitando i democratici a cercare altrove la loro leadership.

Oggi, dopo il compromesso siglato sulle tasse, lo scontento tra i “dems” è palpabile: Nancy Pelosi non ci sta e annuncia battaglia. Il presidente risponde che a volte è necessario trattare con i rapitori se non si vuol fare troppo male agli ostaggi, intendendo che in questo caso gli ostaggi  erano gli americani (e i rapitori erano i repubblicani), ma i democratici sono poco convinti e si chiedono con crescente inquietudine cosa accadrà nei prossimi due anni, quando la camera sarà saldamente in mano al GOP, e situazioni simili potranno ripetersi frequentemente.

Per quanto riguarda i tagli fiscali la situazione è congelata fino al 31 dicembre 2012, ma per allora potrebbe esserci un nuovo president elect…


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