ADNKronos Politica


giovedì 3 febbraio 2011

Un Paese (quasi) normale


Ieri sembrava quasi di stare in un paese normale.
Arrivi a casa, accendi la TV e al telegiornale vedi il Premier che parla delle imminenti iniziative del governo in tema di sviluppo e crescita. Tra i titoli nessuna nuova sconcertante rivelazione sulle abitudini di letto e dintorni delle ragazze dell’Olgettina.
Cambi canale e c’è un leader dell’opposizione che viene intervistato per spiegare perché quelle proposte non vanno bene. Nessun avvistamento di biancheria intima delle frequentatrici delle feste di Arcore.
Come in un paese normale, appunto.

Oddio, se volessimo fare gli schizzinosi potremmo obiettare che nessuno dei due ci ha davvero spiegato cosa vuol fare, insomma, al di là delle intenzioni (che sono sempre le migliori), non si è capito granché, e si potrebbe anche osservare che è un po’ bizzarro che un leader dell’opposizione esordisca definendo il Premier un “mentitore” e concluda dandogli del “Lui” (“quando Lui se ne sarà andato”).
Queste cose proprio normali non sono, ma con quello che ci è toccato mandar giù per la gola negli ultimi 15 giorni anche una razione di “quasi normalità” ci pare ottima e abbondante, ne è rimasta ancora?

E allora illudiamoci, come in un paese quasi normale, di poter passare le prossime settimane ad insultarci parlando di defiscalizzazione e di liberalizzazioni.
Di poter assistere a talk show rissosi, con conduttori sfacciatamente di parte e un pubblico che applaude a senso unico, dove esponenti degli opposti schieramenti si scannano perché uno sostiene che è giusto che lo stato tassi di più per poter poi ridistribuire ricchezza, mentre l’altro ribatte che no, non è vero, è molto meglio lasciare i soldi nelle tasche della gente che sa meglio dello stato come e dove spenderli.
Illudiamoci, come in un paese quasi normale, che la diretta televisiva ci offra sedute parlamentari sospese per rissa perché gli animi degli “onorevoli” si sono scaldati un po’ troppo mentre discutevano di federalismo.

Illudiamoci che l’inciviltà e la faziosità del nostro dibattito politico possano trascendere la decenza come di consueto, ma su temi e argomenti di utilità pubblica e interesse comune. Anche se poi, a conti fatti, a parte le scenate, 8 volte su 10 non succede niente perché qualcuno fuori dal parlamento si mette di traverso e la legge non si fa, e se si fa si annacqua, peccato, è stato bello crederci.

Illudiamoci tutti, politici, commentatori, notisti, editorialisti, comuni cittadini, finché ci lasciano giocare, finché dura la ricreazione, finché non rientra la maestra, quella con i capelli rossi e la toga nera.
Oggi si parla di intercettazioni bambini, non vi distraete”. Ci scusi signora maestra, ci eravamo scordati di essere in Italia, torniamo subito a scannarci, insultarci, e venire alle mani su Ruby, la Macrì e le loro sorelle. E promettiamo che le uniche proposte e richieste a cui ci dedicheremo saranno quelle incrociate di dimissioni.

E’ un destino segnato quello dell’Italia? Abbiamo fondati sospetti. Ma siamo anche degli ottimisti e in fondo in fondo non abbiamo smesso di crederci. La settimana prossima c’è un altro Consiglio dei Ministri, vediamo che succede, se ci arriviamo vivi.
La speranza non è mai stata una strategia e qualcuno ha detto che è la più grande delle bugie. E’ vero, ma resta sempre la migliore.

2 commenti:

  1. O SIGNORE INCAZZATI UN PO' COME FACESTI UNA VOLTA NEL TEMPIO DI GERUSALEMME SIKKE'

    LIBERI LA NOSTRA ITALIA DA MITRIE CONCUBINE

    DELLA POLITICA E (D)ONOREVOLI KE APPESTANO LE ALULE DEL SENATO E DELLA CAMERA ! AMEN E COSI' SIA .

    RispondiElimina
  2. Una preghiera è sempre una preghiera....

    RispondiElimina