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giovedì 10 febbraio 2011

La Dieta del Giustizialista


Il politico si nutre di consenso. Non perché a saziarlo sia l’appagamento di sentirsi stimato e sostenuto dai propri concittadini, ma perché, si sa, il consenso equivale a voti, e i voti vogliono dire poltrone, rimborsi, visibilità, cioè tutto quello di cui un partito ha bisogno per vivere prospero e senza paura del domani.

Ogni partito si caratterizza per una particolare attenzione a certi temi che definiscono il suo rapporto con l’elettorato. Ci sono partiti che puntano tutto sul federalismo, altri sul supporto alla libera impresa (almeno in teoria…), altri sono in prima linea sui temi etici, altri vogliono uno stato più leggero che “badi ai fatti suoi”, altri ancora lo preferiscono più pesante e interventista sulla vita delle persone.

Ognuno dà la risposta che ritiene più efficace ai bisogni dei suoi elettori potenziali. Il gioco del consenso sta tutto qui: individua il target, studiane le istanze, proponi risposte o soluzioni che, almeno a parole, le soddisfino e poi conta i voti nelle urne.
Non fanno eccezione nemmeno i partiti cosiddetti giustizialisti. Quelli che non sai bene se sono per la libera impresa o per lo stato che allunga le mani dappertutto, per il federalismo o per il centralismo, per l’efficienza o per i privilegi sindacali, ma trovano la loro vera ragion d’essere nelle aule dei processi mediatici, ovvero negli studi televisivi di buona parte dei programmi di approfondimento della tv pubblica e non dove, non c’è bisogno di dirlo, l’avversario è sempre colpevole.

L’elettorato di questi partiti è in buona parte composto da persone che sguazzano nelle cronache giudiziarie, spulciano i verbali e gli atti riservati che inevitabilmente in Italia diventano di pubblico dominio e ascoltano rapiti i monologhi di Travaglio, che riuscirebbe ad argomentare la necessità della reclusione in carcere anche per Topolino.

Il solo pensiero di una legge o di un decreto che blocchi la pubblicazione di questi documenti sui giornali equivale, per chi si ciba di certo materiale, alla prospettiva di una dieta con rovinose conseguenze per le necessarie riserve di veleno in corpo, tanto che, alle prime avvisaglie, nemmeno confermate, il leader del partito delle manette non si è fatto pregare ed è partito lancia in resta. 

Fare un decreto legge per bloccare il lavoro dei magistrati che stanno indagando su Berlusconi equivale ad una dichiarazione di guerra che, facendo le debite proporzioni, sta sullo stesso piano di quanto sta succedendo in Egitto e potrebbe provocare una rivolta simile” E’ stato il commento di Di Pietro, con la piccola differenza che in Egitto a mancare era il pane, non le intercettazione, e, con tutto il rispetto per chi le divora sui giornali, non è la stessa cosa, nemmeno facendo le “debite proprorzioni”.

Intervenire sulle intercettazioni si deve, non per proteggere il politico di turno che finisce nel tritacarne, ma per evitare che il dibattito nazionale venga quotidianamente inquinato da chi avvelena l’acqua dei pozzi.
Per farlo però bisognerà reggere al fuoco di sbarramento di chi, primi tra tutti i media, ha tutto l’interesse a che l’emorragia di carte dalle procure continui. Non dovranno essere le minacce di piazze inferocite e “affamate” a far venire il braccino corto al governo. L’Egitto è lontano e, checché ne dica Di Pietro, quelli che mangiano intercettazioni a colazione sono ancora un'esigua minoranza.

2 commenti:

  1. Sono d'accordo come sempre, ma come è possibile farlo finché esistono potentissimi canali mediatici (penso in particolare al gruppo Repubblica-Espresso, con tutto il suo indotto, oltre che ai tribuni televisivi, ovviamente) che di tale materiale si nutrono, lo ingigantiscono e lo rispediscono ai destinatari finali in varietà e quantità così smisurate da dare assuefazione? Non mi sembra che ci siano gli strumenti culturali per contrapporsi. La platea reale di questa operazione è immensa, e ormai ha raggiunto quella che io chiamerei "una coscienza di non ritorno". Possiamo modificare con operazioni tecniche (leggi, decreti) qualche temporanea procedura, anche se io temo con scarso successo, ma non riusciremo a far cambiare dieta a chi di queste cose si è abituato a nutrirsi.

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  2. Concordo Woody, è verissimo quello che dici.
    Però, tutto considerato, resta il fatto che non c'è alternativa al provarci. Riuscirci poi sarà un altro paio di maniche.

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