ADNKronos Politica


martedì 8 febbraio 2011

Robespietro 2.0


Che in Italia si respiri da tempo un clima avvelenato l'ha capito da un pezzo anche il 13enne mandato ad esibirsi, leggendo la poesia imparata a memoria, davanti ai pezzi grossi dell'Italia democratica al Palasharp di Milano (tra l'altro, la cosa più vicina all'abuso su un minore che si ricordi da anni in una manifestazione pubblica, magari la Boccassini dovrebbe interessarsene), e che ci sia chi getta benzina sul fuoco è un altro dato di fatto ormai evidente ai più.

Nel week end abbiamo assistito all'assalto di un gruppo si esagitati a Villa San Martino, residenza del Premier ad Arcore, con gli usuali scontri con le forze dell’ordine. Due manifestanti sono stati arrestati (e, peraltro, subito rilasciati). Immediata è stata la presa di distanza dei promotori della manifestazione del popolo viola, anche loro con bandiere e striscioni nelle vicinanze delle aiuole di Berlusconi: Noi non c'entriamo niente.

Insomma, la piazza viola è estranea al fattaccio, ed era anzi animata delle più civili intenzioni. Non c’è da dubitarne se si considera che trai tanti solgan (si potrebbe dire: più slogan che manifestanti) ci fosse un "Se non vuoi dimetterti... sparati" che unisce, al tono moderato del messaggio, la delicatezza di lasciare al "condannato" il diritto della scelta. Per nulla istigatorio.

Berlusconi si dimetta. Se non lo farà lui ci penseremo noi a mandarlo a casa. Ci sarà una nuova presa della Bastiglia per riappropriarci della democrazia”. Aveva detto poco prima Antonio Di Pietro, che del popolo viola è azionista di maggioranza. Il ritorno di Robespietro.

Nessuno è così ingenuo da pensare che certi personaggi agiscano sotto dettatura di questo o quel dirigente di partito, ma non c’è dubbio che l’uso di immagini e frasi che richiamano lontani spettri di dittature e di sanguinose rivolte di piazza, contribuisca a creare un clima nel quale gli esaltati con poco da perdere, ed in cerca di attenzione, possono trovare alibi politici per le loro bravate, che altro non sono se non atti di teppismo urbano, ma pretendono di vestirsi dei panni della legittima protesta contro il tiranno, e come tali di essere addirittura tutelate in nome dei diritti costituzionali.

Attenzione alla china su cui ci muoviamo. L’Italia non è la Tunisia e nemmeno l’Egitto, ma per armare la mano di un esaltato non serve una dittatura vera, basta qualcuno che ne crei l’illusione.

Nessun commento:

Posta un commento