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lunedì 22 ottobre 2012

Il Campione



Siamo nelle mani del campione. Non sono parole di un allenatore, non si parla di sport, ma di sondaggi e di come leggerli.
L’unico modo per orientarsi e rimanere sobri nell’orgia ubriacante di numeri che ci piovono in testa dall’America tutti i giorni è non perdere mai di vista il campione.
Il campione, o sample, è l’insieme di quelle poche centinaia, o migliaia, di persone che il sondaggista di turno ritiene rappresentativo dell’intero corpo elettorale.

Nelle ultime battute di questa campagna presidenziale tutti i sondaggisti sono ormai passati dal modello dei “votanti registrati” a quello dei “votanti probabili” (likely voters) e anche per questo vediamo numeri così diversi da un sondaggio all’altro, perché costruire un modello sui likely voters è un’arte. Significa dover fare previsioni precise su chi effettivamente si recherà alle urne e chi invece resterà a casa.

Gli elettorati si possono scomporre in tante categorie o generi a seconda che si parli di etnia, sesso, credo religioso, etc. Quello americano in particolare può scomporsi tipicamente in tre gruppi: repubblicani, democratici e indipendenti.
Per ogni candidato presidente la via per la Casa Bianca passa per la vittoria tra gli indipendenti e al tempo stesso per un’alta affluenza (turnout) della base del suo partito.

Secondo gli exit poll della CNN nelle ultime tre elezioni presidenziali i rapporti di forza tra convinti democratici e convinti repubblicani sono oscillati tra una leggera prevalenza democratica nel 2000 (39 a 35), un pareggio nel 2004 (37 a 37) e una decisa prevalenza democratica nel 2008 (39 a 32). Malgrado il margine d'errore sono numeri che danno comunque un’idea di cosa aspettarsi.

Negli ultimi giorni tre sondaggi in particolare hanno consentito una risalita di Obama nella media RCPVediamo quello che c’è dentro per capire se sono prodotti da "comprare" o se è meglio lasciarli sugli scaffali.

IBD/TIPP  (Obama +5.7): Il sample ha un 37% di democratici, 30% di repubblicani, 32% di indipendenti. Se credete che l’elezione del 2012 sia parente stretta di quella del 2008 (quando il discredito repubblicano da una parte, e l’effetto “messia” dall’altra, avevano fatto schizzare il gap tra i due elettorati proprio a 7 punti) allora questo sondaggio fa per voi.  Diversamente, come fa il sottoscritto, lasciatelo sullo scaffale.

Stesso discorso (e stesso scaffale) per l’ultimo Hartford Courant (Obama +3) costruito su un sample mai visto prima che fa quasi scomparire gli indipendenti (15%) e dà un bel +8 ai Dems (47 a 39).

Ancora meglio fa l'accoppiata WashingtonPost-ABC (Obama +3). Sample con 35% Dem, 26% GOP, 33% Indipendenti. Qui siamo a +9 per i Dems, roba da far impallidire anche il turnout del "magico" 2008. Consiglio uno scaffale a parte.

Gallup (attualmente con Romney +7) ha un sistema tutto suo e non "pesa" il sample per appartenenza politica, difficile valutarlo. Prendetelo se vi piace il colore.

Rasmussen si colloca più ragionevolmente a metà strada tra il 2004 e il 2000 (due elezioni che somigliano a quella di quest’anno molto più di quella del 2008) con una prevalenza democratica tra 2 e 3 punti (è una stima, il dato non viene dichiarato).
Con questo campione Rasmussen ieri assegnava un +2 a Romney (49 a 47)  e il risultato è ancora migliore se ci si limita agli 11 stati in bilico+4 (50 a 46).
L’ultimo dato è interessante perché nel 2008 il risultato combinato di questi 11 stati ha riprodotto con differenze di appena qualche decimale quello complessivo, e si può quindi prendere come un tracking nazionale “ristretto”. Se la verità fosse in un punto qualsiasi tra questi due dati quella del 7 novembre potrebbe essere un’alba nuova per l’America.

Con Romney che ha ormai messo al sicuro il North Carolina (tanto da aver già iniziato a smobilitare nel Tar Heel State ) e con i numeri di Virginia e soprattutto Florida che sembrano seguire, all'appello manca solo  l’Ohio per intravedere una notte in cui uno qualsiasi tra ColoradoIowaNew Hampshire (e se proprio vogliamo anche Wisconsin) basterebbe a far rientrare l’elefantino alla Casa Bianca.
Stanotte terzo e ultimo dibattito sulla politica estera. Mantra del giorno: la gara resta aperta (ripetere almeno tre volte).

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2 commenti:

  1. Come alsolito sarà l'Ohio ad esser decisivo.

    Frank77

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  2. L'Ohio è determinante come sempre, ma lo è soprattutto per Romney. Obama può vincere anche senza Ohio, lui quasi certamente no.

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