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venerdì 12 ottobre 2012

La Notte dei Vice



Let Joe be Joeaveva detto Obama prima del dibattito tra il suo vice Biden e Paul Ryan. E non c’è dubbio che poche ore fa Joe Biden sia andato in scena senza museruola.
Chi ricordava l’attempato distinto gentleman che quattro anni fa aveva diviso il palco con Sarah Palin stanotte ha visto tutto un altro spettacolo: lento a carburare dopo la luce verde, e oggettivamente in imbarazzo nel rispondere alle domande iniziali sulla Libia, Biden ha impiegato meno di mezz’ora per chiarire a tutti che stavolta i guanti erano rimasti nel cassetto e che per quanto lo riguardava avrebbe combattuto a mani nude.
Se Obama si era rimproverato di essere stato troppo educato nel suo primo match con Romney, Biden si è assicurato di non fare lo stesso "errore" interrompendo a ripetizione il suo sfidante (qualcuno ha contato 82 interruzioni in 90 minuti di dibattito) e ridendo di gusto ad ogni affermazione proveniente dall’altro lato del tavolo: indipendentemente dal fatto che Ryan stesse cercando di argomentare su bilancio, lavoro, Afghanistan o Iran tutto quello che Biden pareva vedere era Big Bird.

Vedere qualcuno trattare le posizioni del ticket repubblicano come bizzarrie della natura umana, che in un mondo migliore non dovrebbero esistere, è indubbiamente quello di cui i liberal d’America avevano bisogno per andare a letto sereni, specie dopo l’eccessiva accondiscendenza rimproverata a Obama nel dibattito di Denver.
Rienergizzare la base democratica era il primo punto nella lista del vecchio Joe, ed è probabile che abbia segnato il punto.
Non c’è dubbio sul fatto che sia stato lui, più di Ryan, ad avere in mano l’iniziativa nel corso del dibattito, ma in più di un focus group la performance del vice di Obama è stata bollata come arrogante, e se i liberal hanno gradito lo show resta da vedere quanto la cosa possa essere andata a genio agli indipendenti e agli indecisi, che sono il vero ago della bilancia.

Due instant poll condotti subito dopo la fine del dibattito, da media entrambi filo-democratici, hanno dato risultati contrastanti: per la CNN la vittoria è andata di misura a Ryan (48 a 44), mentre la CBS assegna un deciso successo al vicepresidente (50 a 31).
Il primo sondaggio è stato condotto su un campione di spettatori del dibattito (dove i repubblicani superano i democratici 33 a 31), mentre il secondo rispecchia l’opinione di un generico campione di indecisi (in cui però sono stati inseriti 1.5 democratici per ogni repubblicano).
La sostanza è che Biden ha segnato la serata molto più di Ryan, ma questo non vuol necessariamente dire che ne sia uscito vincitore, e comunque non nella misura in cui c'era stato un vincitore a Denver, quindi l’impatto sui sondaggi si annuncia modesto (come del resto è sempre stato per i dibattiti tra i vice).

La differenza tra il Biden visto nel 2008 e quello di stanotte è lo specchio di due gare molto diverse tra loro: quattro anni fa Obama viaggiava sul velluto di un vantaggio oscillante tra 5 e 7 punti, tutto quello che il ticket democratico aveva da chiedere all’ultimo mese di campagna era un viaggio senza scossoni per assicurarsi una notte elettorale tranquilla.
Quest’anno è tutta un’altra musica: sei degli ultimi sette sondaggi nazionali danno Romney in testa (anche se spesso con margini risicati) e, com’era logico che fosse, negli ultimi giorni anche le asticelle nei battleground states si sono mosse di conseguenza.
Conoscendo come vota l’America, anche al di là di quello che dicono i sondaggi statali (che hanno dimostrato di non essere sempre attendibili), è chiaro che un Romney avanti nel voto popolare avrebbe la quasi certezza di portare a casa il Missouri, la Florida, e il North Carolina e buone chances di fare lo stesso in Virginia e Ohio, due stati in cui Obama è ancora avanti di misura nella media RCP, ma che (come gli altri tre citati) tendono a dare ai candidati repubblicani risultati migliori rispetto alla media nazionale
Questo scenario porterebbe l’accoppiata Romney/Ryan a 266 voti elettorali. Una vittoria in Colorado o, in alternativa, in uno qualsiasi tra Iowa, New Hampshire, Wisconsin, Pennsylvania, e Nevada (questi ultimi tutti stati dove però sono i democratici a potersi aspettare un probabile risultato migliore rispetto alla media nazionale) basterebbe per superare quota 270.

Il numero 2 di Obama stanotte sapeva di dover riguadagnare il terreno lasciato sul campo dal suo "boss" mercoledi scorso. Proprio per fermare l’erosione del consenso seguita al dibattito di Denver (che potrebbe  materializzare lo scenario descritto sopra) Biden ha picchiato duro su Romney, e nel farlo ha mostrato scarso interesse per le buone maniere nei confronti del suo compagno di banco per un giorno.

Se dai sondaggi dei prossimi giorni emergerà che il pubblico ha gradito lo spettacolo di stanotte è probabile che anche Obama, martedi prossimo, cercherà di battere la stessa strada, ma dovrà farlo evitando che il suo stile professorale (molto diverso da quello guascone del suo vice)  combinato con l’aggressività sconfini nella sgradevolezza, come gli è già successo in passato. Anche di questo si parlerà nei prossimi quattro giorni.

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