Un’elezione si può vincere o perdere in tanti modi, ma negli
USA la mappa elettorale limita il numero delle combinazione, sempre che si
voglia restare nel campo del possibile.
Romney da ormai una settimana non scende sotto quota 50% in entrambi i principali tracking
nazionali, mentre Obama non supera il
48% neanche nei sondaggi che lo danno in testa e più frequentemente oscilla tra
il 46% e il 47%.
Da queste parti è stato già detto che Romney potrebbe
perdere la Casa Bianca pur vincendo il voto popolare se il suo vantaggio fosse
inferiore a un punto e mezzo. I dati del pollster più rispettabili sembrano
però attribuirgli di un vantaggio maggiore, oscillante tra 2 e 4 punti.
Aggiungiamoci che gli indecisi dell’ultim’ora tendono storicamente
a schierarsi più con lo sfidante che con l’incumbent e, a meno della classica october surprise, non possiamo che concludere che la tendenza
sembrerebbe abbastanza consolidata.
Dando per buoni questi sondaggi Romney in teoria dovrebbe vincere
senza troppi patemi i quattro swing states che solitamente danno ai
repubblicani un risultato migliore (o comunque non peggiore) della media
nazionale: North Carolina, Virginia, Florida e Ohio. 266 voti elettorali dei
270 richiesti sarebbero già sistemati con buone possibilità di aggiudicarsi
almeno uno tra Colorado, New Hampshire e Iowa (in ordine di probabilità) e
mettere la firma sul contratto da inquilino della Casa Bianca per i prossimi quattro
anni.
E’ così che un repubblicano in vantaggio nel voto popolare
diventa Presidente degli USA.
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Secondo alcuni però quest’anno ci aspettano delle sorprese, a cominciare dal swing states per antonomasia, quello che dal 1964 ha sempre scelto il cavallo vincente: L’Ohio.
Un Romney davanti nel voto popolare non dovrebbe avere difficoltà
a portarlo a casa, ma degli ultimi sedici sondaggi condotti nel Buckeye State solo quattro lo danno alla
pari di Obama mentre gli altri vedono il presidente in vantaggio, anche se
quasi sempre con distacchi all’interno del margine d’errore.
In passato non è che i sondaggi statali (o le loro medie)
abbiano brillato per accuratezza, nel 2008 hanno mancato il
risultato con margini tra 2 e 6 punti anche in stati considerati potenzialmente in bilico e
quindi abbondantemente “coperti” (2 punti in Ohio, 2.5 in Indiana, 3 in Pennsylvania, 3.5 in Colorado, 5 in Arizona e 6 in Nevada e in Iowa). Con numeri simili è difficile dare ai sondaggi statali un peso maggiore rispetto a quello di tendenze consolidate negli anni, anzi nei decenni, ma per i
prossimi dieci minuti facciamo finta di crederci.
Del resto se davvero l’Ohio avesse deciso di concedersi un
giro da blue state non sarebbe difficile
trovare delle spiegazioni: in quello stato più di un posto di lavoro su dieci è
nel mercato dell’auto e il salvataggio obamiano del settore potrebbe aver
lasciato il segno. Non dimentichiamo poi che proprio in Ohio, la scorsa estate,
la macchina elettorale del Presidente ha speso fior di milioni di dollari in
spot e cartellonistica per descrivere Romney come la peggior scelta possibile
non solo come Presidente, ma anche come vicino di casa.
Se tra otto giorni Obama si tenesse i 18 voti elettorali dell'Ohio la partita per
Romney sarebbe chiusa?
Forse no, perché se diamo ancora retta ai sondaggi statali (i
10 minuti non sono ancora finiti) c’è un altro pezzo di mappa elettorale che dà
a Romney l’inattesa possibilità di un “piano B”: il Wisconsin. Uno stato diventato
sempre più blu dal 2000 in poi, che nel 2008
ha visto Obama tagliare il traguardo con un vantaggio quasi doppio rispetto a
quello nazionale (quasi 14 punti contro poco più do 7), ma che secondo l’ultimo Rasmussen vedrebbe gli sfidanti appaiati al 49%. E anche in questo caso non
mancherebbero spiegazioni per una simile inversione di tendenza: una macchina
elettorale statale che ha consentito al repubblicano Scott Walker di insediarsi alla guida dello
stato e di confermarsi pochi mesi fa, e la decisione di Romney di scegliersi come vice Paul Ryan, che è originario proprio del Wisconsin.
Se Romney si vedesse sfuggire l’Ohio dovrebbe comunque
vincere il Colorado (dove l’ultimo sondaggio lo vede avanti di 4 punti), uno
qualunque tra New Hampshire (avanti 50-48 secondo Rasmussen) e Iowa (testa a testa con il vantaggio di un endorsement per niente scontato appena incassato dal primo giornale
dello stato: il Des Moines Register) e
se a quel punto gli riuscisse il colpo in Wisconsin sfonderebbe quota
270 diventando il primo repubblicano ad entrare alla Casa Bianca senza aver
vinto in Ohio.
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Questo è il piano B di Romney. Riscriverebbe la storia, garantirebbe una notte elettorale da restarci secchi e se questa elezione fosse
un film nessuno sceneggiatore sveglio se lo lascerebbe scappare.
Ma i dieci minuti sono passati e io mi tengo il Piano A.
Edit - Un'anticipazione: tra poco Rasmussen pubblicherà il suo ultimo sondaggio in Ohio che per la prima volta dà Romney in testa 50 a 48.
Edit#2 - Eccolo qua
Edit - Un'anticipazione: tra poco Rasmussen pubblicherà il suo ultimo sondaggio in Ohio che per la prima volta dà Romney in testa 50 a 48.
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