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mercoledì 10 ottobre 2012

Nice to Beat You



Vi hanno detto che era finita quando doveva ancora cominciare.
La notizia non ha bisogno di molti preamboli e si riassume in poche parole: Oggi Romney, per la prima volta, è in testa.
E possiamo dire che Chris Christie aveva ragione: dopo il dibattito di Denver la gara per la Casa Bianca è stata resettata. Il vantaggio del Presidente, stabile tra 2 e 4 punti per tutto il mese di settembre, è scomparso nel giro di pochi giorni, tanto che finora nessun sondaggio nazionale successivo al 3 ottobre (data del dibattito) l'ha dato in vantaggio. Al momento solo Rasmussen (accusato appena poche settimane fa di partigianeria filo-repubblicana) mantiene i due candidati alla pari, per gli altri è già avvenuto lo spostamento verso il  rosso e la media RCP si è mossa di conseguenza.



Sono gli effetti di quella che secondo Gallup è stata la più larga vittoria in un dibattito presidenziale mai messa a segno da quando esistono le rilevazione statistiche: 52 punti secchi di distacco (72 contro 20) tra chi ha seguito lo show in tv, con un +10 a favore di Romney (49 a 39) anche tra chi si dichiara apertamente democratico.

Rispetto alle “campane a morto” del mese di settembre lo scenario di questi giorni è talmente mutato che si rischia l’eccesso di ottimismo: ieri andava per la maggiore, sui media americani, l’ultima rilevazione Pew Research che ha registrato un salto di ben 12 punti a favore di Romney (da -8 a +4) con un picco a dir poco sorprendente di +18 tra le donne (da -18 a Tie) che onestamente è difficile prendere sul serio fino in fondo.

Certi numeri vanno presi con le molle e la prudenza resta d’obbligo, ma da oggi si corre un’altra gara. E questo a conferma del fatto che un incumbent sotto al 50% è vulnerabile anche quando è in vantaggio, perché più si avvicina novembre, più i punti che lo separano della maggioranza assoluta diventano voti in cerca di una buona ragione per spostarsi nella casella dello sfidante.
L’errore di Romney (e di una campagna che, dibattito a parte, finora resta poco brillante) è stato quello di pensare che quei voti nella sua casella ci sarebbero finiti da soli, quando in realtà doveva, e deve ancora, andarseli a prendere. 

Nel 1980 molti degli americani che a pochi giorni dall’elezione erano rassegnati a votare per Carter l’avrebbero in realtà mandato volentieri….in archivio, ma erano talmente spaventati dall’immagine del cow boy irresponsabile che i media avevano cucito addosso a Reagan da non considerarlo un’alternativa percorribile. Bastarono 90 minuti di dibattito senza filtri per mandare in soffitta l’idea dello scavezzacollo che avrebbe passato le notti a giocherellare con il bottone rosso delle testate nucleari e a quel punto l’avviso di sfratto per Carter, che aveva già il francobollo pronto, lo imbucarono in massa.

Quest'anno la performance di Romney non ha certo chiuso la gara, perché parliamo di distacchi ben all’interno del margine d’errore che possono volatilizzarsi e cambiare segno in poche ore, ma ha avuto il merito di riaprirla. E se l’indice di entusiasmo nel campo repubblicano raramente, di recente, ha visto giorni migliori, tra i dems impazza il balletto delle scuse per giustificare la serataccia obamiana. Il passo che va per la maggiore è quello del “Romney bugiardo”, seguito ad una certa distanza dall'acrobatico “nei dibattiti dovrebbe essere consentito  l'uso del teleprompter” (vi immaginate un dibattito col gobbo?), ma il più audace l’ha esibito l’ex vicepresidente Al Gore, che è riuscito a prendersela con l’altitudine:



Obama è arrivato a Denver alle 2 del pomeriggio, solo poche ore prima del dibattito. Romney si è preparato al dibattito a Denver. Quando vai a 1500 metri di quota e hai solo poche ore per abituarti, non lo so, forse….
Diventerà un classico. Vette simili le raggiungi solo con due Premi Nobel.

Adesso tocca ai vicepresidenti. Domani notte, nel Kentucky, Paul Ryan incrocia il microfono con Joe Biden, che era già un deputato al Congresso degli Stati Uniti quando lui aveva 6 anni. Malgrado la tendenza alla gaffe Biden è un animale politico navigato che sa come graffiare in un dibattito, e sa di non potersi accontentare di un pareggio. Sarebbe un errore sottovalutarlo.

Poi la parola tornerà ai pesi massimi: il secondo round è fissato tra 6 giorni alla Hofstra University, che si trova nello stato di New York e, per la tranquillità di Al Goreal livello del mare.

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