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venerdì 21 settembre 2012

Se stai spiegando, stai perdendo


Non è stata una bella settimana per Romney.
Proprio quando il bounce democratico si stava sgonfiando, e gli echi della polemica sulle sue esternazioni post disordini in Medio Oriente sparivano dai titoli dei media liberal d’America, qualcuno ha deciso di sganciargli addosso l’arma fine del mondo (almeno nelle intenzioni di chi ha premuto il bottone): Un video “rubato” in cui Romney parla in mezzo a sostenitori facoltosi durante una raccolta fondi (senza sapere di essere registrato) e dice in sostanza che il 47% degli Americani è fatto di persone che sentendosi delle vittime pensano di aver diritto a ogni genere di aiuto dallo Stato, persone talmente calate in una logica di dipendenza dal governo che voteranno per l’attuale Presidente (che incoraggia questa dipendenza) qualunque cosa succeda.

Quanto peserà questo video sull’elezione di Novembre? E’ improbabile che tra un mese e mezzo la gente vada a votare pensando a qualche parola rubata. Nel 2008 Obama fu protagonista di un episodio simile, quando durante le primarie democratiche fu pizzicato mentre definiva gli abitanti dei piccoli centri della Pennsylvania “persone che si attaccano alle armi, alla religione e all’antipatia verso chi è diverso da loro”, ma questo non gli impedì sei mesi dopo di vincere il Keystone State con oltre 10 punti di vantaggio (anche se più grazie alle città che ai piccoli centri).
Almeno per ora leggendo i sondaggi non sembra che le parole di Romney abbiano prodotto gli effetti da charachter assassination che qualcuno si aspettava: Rasmussen e Gallup continuano a muoversi su distacchi all’interno del loro margine d’errore, e se il primo peggiora (appena dopo essere stato accusato dal Washington Post di essere filo repubblicano), Gallup ieri dava gli sfidanti alla pari per la prima volta dopo quasi un mese di prevalenza obamiana.

Tutto a posto quindi? No, perché in politica “if you're explaining, you're losing” e Romney è da giorni sulla difensiva, costretto a farsi dettare i temi della sua campagna dalla necessità di “spiegarsi” per difendersi da chi sta strumentalizzando le sue stesse parole per inchiodarlo allo stereotipo del repubblicano senza cuore.
Quando insegui hai bisogno di attaccare, doverti difendere per limitare i danni vuol dire che, anche se non stai perdendo terreno, stai perdendo tempo. E di tempo non ne resta più molto, appena 46 giorni.

Il video non è stato ricevuto bene, soprattutto per il tono, ma sui contenuti gli americani dimostrano di non pensarla troppo diversamente dal candidato repubblicano: 54 contro 39 pensano che oggi negli USA lo Stato faccia troppo, un dato che sale a 62 contro 29 tra gli indipendenti. Forse Romney più che difendersi dovrebbe ingranare la marcia avanti e fare di questo “incidente” un’opportunità per pescare quel cavallo di battaglia atteso per la campagna d’autunno e che ancora latita. Glielo consiglia ad esempio Bill O'Reilly “ha solo detto la verità, se fossi in lui ci batterei sopra tutto il giorno”.

Tre punti di distacco nell’ultima decade di settembre non sono un bel segno, ma nemmeno un disastro. RCP ieri ci ha ricordato che nessun incumbent negli ultimi 40 anni ha vinto a novembre trovandosi in testa con meno di quattro punti di margine due settimane dopo la sua convention.
Che in sostanza vuol dire che la volata finale di solito favorisce lo sfidante: i dibattiti gli danno per la prima volta l’occasione di essere messo sullo stesso piano del Presidente in carica davanti alla platea televisiva e, a meno che non inciampi su qualche domanda, il suo status generalmente ne guadagna.


A parte la campagna anomala del 1992 il recupero minimo dello sfidante da questo punto in poi è proprio di 3 punti. Quindi la partita ha tutte le carte in regola per restare aperta fino alla fine.
Il problema è come Romney intende sfruttare il tempo che gli resta, perché aspettare di giocarsi tutto nei dibattiti può essere un rischio. Negli ultimi giorni è stato avvistato in incontri di raccolta fondi in Texas e nello Utah, che non sono esattamente dei battleground states, tanto che in molti si chiedano cosa ci sia andato a fare “deve parlare di economia e non deve farlo nello Utah. Non sarà per mancanza di fondi che sarà battuto. Dovrebbe andare in Ohio e in Florida come se stesse correndo da Governatore e in Virginia come stesse correndo da Sceriffo” gli ha mandato a dire il senatore Lindsey Graham.

Nel frattempo il Presidente Obama ha fatto una comparsata da Letterman, con il quale forma un duo comico televisivo che meriterebbe un supplemento di carriera negli anni post-Casa Bianca. In uno  dei momenti seri della conversazione Obama ha detto che il debito (che costa agli USA quasi 650 milioni dollari al giorno di interessi!non è un problema a breve termine, confessando anche di non ricordare a quanto ammonti di preciso. C’è da capirlo, alla velocità con cui cresce non è facile stargli dietro. E questo non era un fuorionda rubato.

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