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venerdì 16 novembre 2012

Swing States: I Voti che Contano




Le presidenziali americane si giocano su cinquanta Stati, più il Distretto di Columbia: 120, 130 milioni di elettori attivi “spalmati” su 3 fusi orari.
Questa è la teoria. La pratica invece è che si vince e si perde su non più di una decina di stati, dei quali solo quattro o cinque di volta in volta decisivi. La maggior parte degli altri stati nemmeno vede l’ombra dei candidati durante la campagna elettorale. California e Texas sono buoni per la raccolta fondi, ma i voti che contano sono solo quelli dei swing states.
Florida e Ohio sono ormai swing states quasi per costituzione, altri entrano ed escono dalla categoria a seconda che sia il candidato democratico o quello repubblicano a giocare in difesa.
Nel 2012 la lista ufficialmente includeva undici nomi: Virginia, North Carolina, Ohio, Florida, New Hampshire, Pennsylvania, Colorado, Michigan, Wisconsin, Iowa Nevada. Una gara nella gara con un "montepremi" di 40 milioni di voti.

In questo “micro-paese” il calo dell’affluenza è stato dell’1.49%, contro il quasi 6% della media nazionale. Obama ha un calo di consensi dimezzato, da -10% a -5%, mentre Romney trasforma il suo segno meno nazionale in un + 3%.
A guadagnarci però è il Presidente, che vede il suo vantaggio salire al 3.5%, rispetto al 2.8% circa della media nazionale. Parrebbe poca cosa, ma se si guardano i numeri stato per stato ci si accorge di quanto in realtà questo miglioramento sia stato selettivo e in gran parte concentrato solo dove contava davvero.

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Romney ha realizzato il suo massimo guadagno relativo in stati come il Michigan, la Pennsylvania, il Wisconsin e il Nevada, ovvero negli unici, tra quelli citati, in cui nel 2008 Obama aveva vinto con distacchi a doppia cifra e anche quelli meno toccati dalle incursioni dei candidati, dalla pioggia di spot e dal ground game “intensivo”.

La fermate dei candidati nell'ultimo mese di campagna. Fonte Fox News
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In Michigan il calo dei votanti è stato in linea con la media nazionale, ma mentre Obama rispetto al 2008 ha avuto uno smottamento di oltre 300,000 voti, Romney ne ha guadagnati 60,000 abbondanti. Tutte le contee, senza distinzioni tra zone urbane e periferiche, inclusa quella più popolosa di Detroit, hanno visto un avanzamento repubblicano (frecce rosse). Ma partendo da un distacco di oltre 800,000 voti Obama ha potuto perderne quasi la metà e mantenere quasi 10 degli oltre 16 punti di vantaggio che aveva nel 2008.

Fonte: NY Times
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Discorso simile in Wisconsin: distacco dimezzato, Obama -63,000 voti, Romney + 146,000 voti, tutte le contee con freccia rossa decisamente a destra, incluse le popolose e urbane Milwaukee Dane (Madison), ma ancora vittoria in carrozza per il Presidente con un margine di quasi 7  punti.

Fonte: NY Times
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Il copione non cambia neanche in Pennsylvania, dove entrambi i partiti hanno visto calare i loro numeri rispetto al 2008 e Obama ha perso oltre 300,000 voti. Apparentemente ci sono delle contee con la freccia blu, in realtà anche in quelle tre Romney, pur avendo perso percentualmente di più rispetto a Obama, guadagna qualche manciata di voti sul Presidente rispetto al 2008. Nella popolosa contea “urbana” di Philadelphia il distacco si assottiglia di oltre 13,000 voti. Nell’intero stato il distacco anche in questo caso è dimezzato, da 10 a 5 punti, ma è più che abbastanza per una vittoria sul velluto blu.

 Fonte: NY Times
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La musica è diversa quando ci spostiamo nei veri battleground states, quelli con margini più risicati che Romney non poteva perdere e che quindi Obama doveva impedirgli di vincere: VirginiaOhio e Florida.
I 7 punti guadagnati da Romney in Michigan e Wisconsin e i 5 della Pennsylvania diventano 3 in Virginia, 2.5 in Ohio e appena 1.95 in Florida.


In Ohio entrambi i partiti hanno fatto peggio che nel 2008, il calo dei consensi dei democratici è però in questo caso solo 2.3 punti peggiore di quello medio dello stato. Obama ha generato un  turnout sufficiente a limitare a poche migliaia di voti l’erosione nelle aree urbane delle contee di Hamilton (Cincinnati), Columbus e Cleveland, abbastanza per tamponare il guadagno repubblicano nel resto dello stato e vincere con appena 20,000 voti più di quelli di McCain 2008, risultato che Romney ha peggiorato di 84,000 unità.

Fonte: NY Times
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In tutta la Florida (dove votano più di 8 milioni di persone) Obama perso appena 47,000 voti rispetto al 2008 (-1.09%) e pur vedendo virare a destra la maggior parte delle contee ha tenuto nelle popolose aree di OrlandoPalm Beach e Broward invertendo addirittura la tendenza nella ultraurbana contea di Miami, dove ha raccolto 40,000 voti in più di quattro anni fa mentre il suo avversario ne ha lasciati sul campo quasi 30,000.
Saldo netto della sola contea di Miami rispetto al 2008: +68,000 ObamaRomney ha perso l’intero stato della Florida per 73,000 voti.

Fonte: NY Times
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Numeri che raccontano, molto più di quelli nazionali, l’efficacia del ground game del Team Obama, che ha “giocato” sulla mappa elettorale facendo esattamente quello di cui c’era bisogno dove ce n’era bisogno. Obama ha perso terreno, anche pesantemente, dove poteva permetterselo. Ma dove ogni voto contava la sua macchina del consenso ha generato un turnout sufficiente a permettergli di tenere o addirittura crescere. Non è un caso. Così si portano a casa 10 swing states su 11, e così si trasforma un 51-48 nel voto popolare in un 332 a 206 nel collegio elettorale.
In vista del 2016 il GOP deve imparare a confrontarsi alla pari con la macchina organizzativa democratica che, dopo la batosta del 2004, ha ridefinito il concetto stesso di controllo del territorio. Una macchina che non ha mai chiuso i suoi uffici negli stati chiave dopo l’elezione del 2008, iniziando fin dal giorno dopo a preparare il campo per il 2012. Questo è il nuovo standard, o ci si adegua o si perde. L’Orca è stato un fiasco da non ripetere e prendersela solo con la “debolezza” del candidato Mitt Romney, come fa qualcuno, vuol dire guardare il quadro e vedere solo la cornice.


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