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mercoledì 9 novembre 2011

L'Alba del Dì di Festa

Il verbo del Fatto Quotidiano l'aveva spiegato chiaro, un paio di giorni fa, a chi mangia pane e Travaglio: E' bastata la voce delle dimissioni dei Berlusconi perché il famigerato spread iniziasse a guardarsi intorno e capire che lassù, oltre quota 400, l'aria è troppo fina per respirare bene.
Insomma, messaggio chiaro che solo una mente ottenebrata dal berlusconismo televisivo poteva non cogliere: se Berlusconi si dimette davvero vedrete che parecchie cose si sistemeranno prima di subito, i mercati smetteranno di agitarci contro il loro ditino di biasimo e ci strizzeranno l'occhio, le cancellerie d'Europa e del mondo rimetteranno l'Italia sulla cartina. Perché il problema non è il paese, ma l'uomo che lo guida, tolto di mezzo lui saremo già a metà dell'opera.

Bene, adesso Berlusconi le dimissioni le ha annunciate davvero: il tempo di approvare la legge di stabilità e il Cav saluterà per sempre i palazzi romani e la loro politica.  
Il dì di festa finalmente è arrivato. Mercati aperti da poche ore: la borsa di Milano è in caduta libera e lo spread galoppa verso i 570 punti.
Ci spieghino questo le menti elette del Fatto Quotidiano.
Non è venuto in mente a qualcuno che aprire una crisi di governo completamente al buio era forse la cosa peggiore in assoluto da fare nel mezzo della tempesta finanziaria che attraversa il vecchio continente?

I mercati non sono né di destra né di sinistra, non gliene importa un fico secco se governa Berlusconi o Prodi. I mercati vogliono due cose semplici semplici: stabilità e garanzie. Ovvero le due cose che l'Italia, senza più un governo nella pienezza delle sue facoltà, ha appena salutato.

Berlusconi è ancora al suo posto ma ci resterà per poco. Poi toccherà a chi ci ha infilato in questo imbuto trovare una via d'uscita.
Cari Bersani e Di Pietro: per voi non ci sarà più un mostro su cui vomitare veleno mattina, pomeriggio e sera, serviranno idee. Non basterà più distruggere, servirà costruire.

Cari Casini, Fini e cari transfughi che avete lasciato la maggioranza facendovi tentare dalle sirene di un esecutivo di centrodestra allargato che non ci sarà mai: del vostro albero abbiamo appena iniziato a mangiare i frutti, quelli di oggi non saranno i più amari e non saranno nemmeno gli ultimi, è il vostro tempo adesso, vedremo cosa sarete capaci di farne mentre balliamo sull'orlo del baratro.

Ma in fondo che ci importa? Berlusconi non c'è più, era solo questo che contava, no?

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