ADNKronos Politica


martedì 7 dicembre 2010

La Fase Nuova



Fini vuole una fase nuova. Casini vuole una fase nuova. Rutelli vuole una fase nuova. Bersani vuole una fase nuova.
La Fase Nuova è sulla bocca di tutti, qualcuno ha capito cos’è?
I soggetti citati sopra hanno idee diverse e nemmeno molto chiare su cosa debba essere  questa “fase nuova”, quindi si guardano bene dallo scendere nei dettagli quando la chiedono tutti in coro. 

Ma una cosa l’abbiamo capita: “fase nuova” vuol dire che Berlusconi deve eclissarsi e lasciare i posti al sole agli altri, deve fare un viaggio senza ritorno sul lato oscuro della luna (politica).
Insomma, la “fase nuova” non si sa cos’è, ma inizia certamente con il “passo indietro”, anticamera al riassorbimento dell’anomalia berlusconiana da parte del fronte della "responsabilità nazionale".
Ma questa anomalia,  malgrado l’inadeguatezza di certe sue espressioni, resta l’unica speranza di cambiare qualcosa nel paese della mediazione continua, del “tavolo” permanente in cui a fatica si riescono a spostare gli “zero-virgola” da una colonna all’altra, del compromesso al mAssimo ribasso sempre e comunque perché è l’unico modo per accontentare tutti o quasi. Un classico caso di dittatura delle minoranze, che è poi quello che diventerebbe anche la coalizione di centrodestra se a Fini e Casini fosse concesso di entrare nel governo da una posizione di forza, cioè dopo aver accompagnato Berlusconi all’uscita che dà sui giardinetti.

Ma poi i terzopolisti sono davvero sicuri di vincere in aula? I quotidiani inviti a Berlusconi a dimettersi prima del 14 fanno assomigliare la tanto sbandierata “quota 317” al classico bluff di chi cerca di indurre l'avversario a passare la mano facendogli credere di avere una scala reale. Non dico che abbiano solo una doppia coppia, ma occorrerà scoprire le carte in aula per vedere chi ha la mano più alta. Oggi nessuno è sicuro di vincere.
E non tutte le vittorie sono uguali. I finiani conoscono il rischio a cui vanno incontro interrompendo traumaticamente la vita del governo con un voto di sfiducia. Vogliono far fuori Berlusconi (è la sola cosa davvero chiara e per questo Berlusconi non se ne può fidare), ma vorrebbero farlo senza sporcarsi le mani davanti all'opinione pubblica di centrodestra. Perché far loro questo favore?

“Fiducia o elezioni” è un mantra rischioso, ma come minimo può far tremare un po’ i polsi a quei terzopolisti poco avvezzi alla prima linea, c’è ancora una settimana di tempo per vedere come si muovono. Il “passo indietro” adesso, senza che sia chiaro cosa succede dopo, vuol dire infilare il collo nel cappio. Finché la crisi resta al buio non se ne parla nemmeno.
E allora? E allora meglio rischiare. Perché, se anche in FLI e nell'UdC ci fosse qualcosa di buono,  questo buono non lo incarnano certo i rispettivi leader e sono loro che uscirebbero rafforzati da un'uscita di scena di Berlusconi. Vogliamo ritrovarci uno di questi signori a guidare il centrodestra alle prossime elezioni?

Certo, rischio vuol dire anche inquietudine. Ma non si alza bandiera bianca solo per vivere più tranquilli.

"There's no argument over the choice between peace and war, but there's only one guaranteed way you can have peace -- and you can have it in the next second -- surrender." 

“Non c’è discussione sulla scelta tra pace e guerra, ma c’è un solo modo garantito di ottenere la pace – e di averla in un secondo – è la resa”.
Ronald Reagan.

Food for Thought.

2 commenti:

  1. Ti ho scoperto solo ora! Un abbraccio e in bocca a lupo per il blog.

    Andrea

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  2. Crepi il lupo e grazie per essere passato. Un onore per questo blog neonato. A ribloggarci presto!

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